Bersani sul tetto che scotta

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Bersani sul tetto che scotta

24 Novembre 2010

E’ un Bersani “shock and wave” quello degli ultimi giorni. Giovedì scorso il segretario del Pd piomba in Consiglio dei Ministri e prova a lanciare un salvagente al governo sulla infinita questione dell’immondizia napoletana. “Ho sentito in coscienza il dovere di salire le scale di Palazzo Chigi per dire una cosa sui rifiuti – spiega conciliante – E l’ho detta attraverso il ministro Maroni che ha avuto la bontà di uscire dal Cdm e di ascoltarmi”. Un quarto d’ora di dialogo, dunque.

Studenti e ricercatori salgono sul tetto della Facoltà di Architettura a Roma ed ecco che, tutto a un tratto, novello epigono dei Beatles, in cima a una scala spunta il solito Bersani col toscano penzolante dalla bocca. “Le riforme senza popolo non si fanno – dice contrariato dalla riforma Gelmini – questo ddl è un disastro omeopatico, smantella l’università pezzo per pezzo”. Poco più di un mese fa, il 14 ottobre, il segretario del Pd aveva preferito non incontrare gli studenti riuniti davanti a Montecitorio, forse temendo delle contestazioni.

Così Bersani una volta si preoccupa di stare per strada a fianco degli studenti, un’altra volta diventa protagonista assoluto di questa protesta. Un giorno oscilla a sinistra nella speranza di contenere il dilagante Vendola, il giorno appresso pende verso il centro con l’obiettivo di non alienarsi Casini. Insomma Bersani incarna alla perfezione cosa vuol dire essere un (confuso) leader della sinistra italiana. Un futuro premier di lotta e di governo. Un po’ Jekyll un po’ Hyde.