Bersani vs Renzi: “Governa con i miei voti”. Il premier: “Non ci faremo uccidere dalle polemiche”

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Bersani vs Renzi: “Governa con i miei voti”. Il premier: “Non ci faremo uccidere dalle polemiche”

14 Marzo 2016

Lo scontro tra la sinistra dem e Matteo Renzi non si ferma. Ieri Bersani con piglio polemico ha voluto ricordare a Renzi che il premier governa con i voti che aveva conquistato lui. Pronta la replica di Renzi che commenta “Non ci faremo uccidere dalle polemiche”. L’ex segretario del Pd, al suo arrivo all’ultima giornata della kermesse di Sinistra riformista, aveva puntualizzato: “Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l’Ulivo… Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra”.

 

In una nota, arriva la risposta dei vertici Pd, Guerini e Serracchiani: “Una nuova generazione sta provando a cambiare l’Italia e l’Europa. Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso a morte i governi passati del centrosinistra. Quella parte della minoranza che polemizza sa dove trovarci, a lavorare in Parlamento, nelle città, in Europa, tra la gente per cambiare questo Paese, come stiamo facendo, insieme. Noi, noi tutti, come Partito Democratico siamo impegnati quotidianamente a cambiare l’Italia e a portare in Europa, in una Europa dove la sinistra stenta, la nostra novità come un valore aggiunto riconosciuto da tutti i nostri partner.” 

 

Guerini e Serracchiani aggiungono: “L’azione di governo di cui noi siamo l’asse portante ha portato a risultati importanti, dal jobs act alla abolizione delle dimissioni in bianco, dalle riforme istituzionali a una legge elettorale che dà stabilità, dalla trasformazione della pubblica amministrazione alla buona scuola. Tutti ne siamo orgogliosi e convinti. Dopo tre anni di recessione il pil è tornato a crescere. Le tasse scendono, mentre aumenta il numero di quelli che trovano un lavoro a tempo indeterminato. Una nuova generazione sta provando a cambiare l’Italia e l’Europa. Non inseguiremo le polemiche ma continueremo a inseguire l’orizzonte di una politica aperta, trasparente, efficace, lungimirante”.

 

D’Alema, dal canto suo, ha bocciato alla grande il candidato che ha vinto le primarie a Roma, cioè Roberto Giachetti, primo col 70% dei consensi. Invece, a parer suo, la candidatura di Massimo Bray, dalemiano di lunga data, sarebbe stata una scelta migliore. Bray avrebbe dovuto sostituire Stefano Fassina come candidato delle formazioni che stanno a sinistra del Pd. Ma proprio ieri Bray in un post su Facebook ha scritto di non volersi candidare per il Campidoglio.