Bicameralismo e forma di Governo, sì e no del Nuovo Centrodestra
14 Gennaio 2014
di redazione
Nella riforma del bicameralismo proposta dal Nuovo Centrodestra, possono essere infine "introdotte anche alcune misure per razionalizzare la forma di governo riequilibrando i poteri dell’esecutivo e del Parlamento". Leggi i "Sì" e i "No" del Nuovo Centrodestra.
– SI a una forte riduzione del numero dei parlamentari per adeguare il rapporto parlamentari/cittadini agli standard europei e abbattere i costi della democrazia.
– SI all’equiparazione dell’elettorato attivo e passivo delle due Camere, perché l’età elettorale differenziata voluta dal Costituente oggi non ha più alcuna giustificazione.
– SI a un bicameralismo differenziato che aumenti la velocità delle decisioni senza pregiudicare la qualità della legislazione.
– SI a un Senato nel quale i rappresentanti dei territori regionali possano interpretare nel procedimento legislativo le attese e gli interessi della loro popolazione.
– SI a un Senato delle Regioni che, introducendo il punto di vista regionale nell’iter legislativo nazionale, riduca le occasioni di conflitto tra Stato e Regioni e renda più certo per i cittadini e le imprese il quadro legislativo.
– SI a un Senato delle Regioni composto da senatori eletti direttamente dai cittadini contestualmente all’elezione dei Consigli regionali: senatori autorevoli e dedicati esclusivamente alla loro delicatissima funzione.
– SI a un Senato delle Regioni con abolizione dell’indennità, salvo diversa determinazione delle Regioni.
– SI alla riduzione del numero dei consiglieri regionali in misura corrispondente al numero dei senatori spettanti a ciascuna Regione, affinché vi sia una vera riduzione dei costi del Parlamento e non aumentino di converso i costi dei Consigli regionali.
– SI all’abolizione dei fondi ai gruppi parlamentari.
PERCHE’ NO
– NO al bicameralismo paritario e simmetrico che non esiste in nessun altro Paese al mondo.
– NO a un Parlamento monocamerale che indebolirebbe le garanzia di trasparenza e democraticità delle istituzioni.
– NO a due Camere che svolgono un identico lavoro con spreco di tempo e di risorse.
– NO a due Camere che hanno uguali poteri e indeboliscono perciò il ruolo del Governo.
– NO a un Senato di consiglieri regionali che sarebbero chiamati a fare (male) due lavori.
– NO a un Senato del quale facciano parte i sindaci delle grandi città chiamati a fare (male) tre lavori (senatore, sindaco, presidente della città metropolitana) che potrebbero diventare addirittura quattro nel caso di incarichi politici nazionali.