Bilancio in rosso: per New York il fallimento è alle porte

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Bilancio in rosso: per New York il fallimento è alle porte

12 Novembre 2009

New York sta fallendo. A dirlo non è un improvvisato nuovo guru della finanza in cerca di fama, bensì il Wall Street Journal. Riprendendo un appello del governatore dello Stato di New York, il democratico David Paterson, il quotidiano finanziario lancia l’allarme: «Entro Natale potrà arrivare la bancarotta». Il rosso di bilancio ammonta a poco più di 3,2 miliardi di dollari.

Che la crisi subprime avesse rotto molti equilibri, era noto da tempo. Gli istituti di credito e le società finanziarie con in portafoglio toxic assets sono innumerevoli. Più difficile è immaginare uno Stato americano che per voce del proprio governatore ammette tutte le sue debolezze.

Paterson è stato chiaro: «Le casse saranno vuote in quattro settimane e mezzo. A meno che non facciamo qualcosa finiremo senza soldi». A un prima stima, il buco è considerevole, 3,2 miliardi di dollari, dovuto in gran parte all’esposizione creditizia verso i mutui subprime, ma non solo. È famosa la consuetudine di utilizzare strumenti finanziari derivati per cercare una forma di entrata supplementare. E così via libera a credit default swap, asset-backed securities, collateralized debt obligation, tutti prodotti caratterizzati da un rischio elevato.

Secondo un’analisi condotta da Morgan Stanley, la leva finanziaria utilizzata per alcuni derivati dallo stato di New York è stata di uno a duecento, lo stesso grado di rischio di alcuni istituti di credito. Il governatore ha spiegato che «non si tratta di un debito una tantum, ma di una sequenza di sprechi pubblici, perdite finanziarie dovute alla crisi e sfortuna». Paterson ha poi aggiunto che «ipotecherei la mia carriera politica, ma non il destino dello Stato di New York». Un chiaro messaggio sullo stato di salute dei bilanci che gestisce. A pesare sui conti pubblici ci sono le perdite di Wall Street: su 5 dollari di tasse che entrano nelle casse statali, 1 arriva dal mondo finanziario. E gli unici tagli possibili, spiegati dal governatore alla stampa, non sono piaciuti. «Possiamo ridurre i fondi solamente in due aree, istruzione e sanità, ovvero le aree dove gli sprechi sono maggiori», ha detto Paterson.

Paradossalmente, spiega il Wsj, tutti dovrebbero auspicare che i top manager newyorkesi ricevano i tanto odiati maxi compensi.

«I contribuenti del Nord-Est dovrebbero inginocchiarsi e pregare affinché i banchieri incassino pesanti bonus quest’anno», scrive Dennis K. Berman. Il motivo è semplice, confermato anche da Paterson: «Più sono pagati loro, più soldi versano nelle casse statali, non vedo perché non debba sperare anche io che ricevano quanto spetta loro in termini di retribuzione variabile per obiettivi». Ma per il giornalista del Wsj lo stato di New York non è l’unico in difficoltà. In cattive condizioni finanziarie ci sono anche il New Jersey e il Connecticut. La condizione peggiore rimane però quella della Grande Mela, dove il governatore prevede tagli di bilancio per oltre un miliardo di dollari. Inevitabile la reazione contraria di tutto l’establishment politico.

Nello stato più finanziarizzato degli Stati Uniti, fa sorridere che si tornino a invocare i bonus ai banchieri per risolvere le malversazioni di bilancio. Dopo mesi di lotte contro i maxi compensi da parte del mondo politico, l’appello del governatore Paterson ha l’immagine di un’estrema richiesta d’aiuto. Ma forse, la possibilità più bizzarra messa in atto dall’esponente democratico è un suo vecchio cavallo di battaglia, i matrimoni omosessuali. Davanti al parlamento di Albany, Paterson ha spiegato che «legalizzare le unioni fra persone dello stesso sesso può giovare anche alle casse dello Stato, oltre che migliorare la vita di molti cittadini newyorkesi».