Bin Laden ha perso e ora rischia il posto
07 Giugno 2008
È iniziata la lotta di successione al posto di comando di al Qaeda, e il motivo è la sconfitta internazionale che sta subendo, causata dalla politica vincente dell’amministrazione Bush e dalla strategia suicida dello stesso bin Laden e del suo vice Ayman al-Zawahiri.
In una intervista di qualche giorno fa all’Associated Press, il direttore della Cia Michael Hayden ha svelato due punti fondamentali: nel primo si sottolinea come al Qaeda non sia solo un network di gruppi estremisti indipendenti perché conserva una struttura marcatamente gerarchica. Da un lato, infatti, è vera l’autonomia operativa e organizzativa delle cellule terroristiche internazionali, con la conseguente loro forza mimetica; ma, dall’altro, al Qaeda regge le fila dei finanziamenti e dell’indirizzo ideologico e politico, nonché di molte strategie geopolitiche e militari nei centri di maggior conflittualità. Negli ultimi anni al Qaeda si è trovata a dover fronteggiare l’incessante impegno bellico e d’intelligence degli Usa e del loro presidente Bush. Braccata senza sosta in Iraq, in Afghanistan e nel resto del mondo, la rete di bin Laden non ha saputo far altro che aumentare gli attentati contro obiettivi deboli e vulnerabili, ossia contro le stesse popolazioni musulmane. Ciò ha provocato la crescente reazione anti al Qaeda ora comune nel mondo arabo, decretandone non solo l’impopolarità, ma anche la sconfitta sul terreno militare. Di contro, gli attacchi agli obiettivi occidentali sono stati via via sventati o si sono limitati alle solite invettive verbali diffuse da al Jazeera.
Il secondo punto rivelato da Hayden, conseguente al primo, è la disistima verso l’attuale gruppo dirigente di al Qaeda nutrita da un certo settore interno. La guerra per spodestare lo sceicco Osama, come in ogni circostanza in odore di sconfitta, si preannuncia feroce. Il principale candidato a un ruolo di comando sarebbe un gruppo di egiziani, e forse la responsabilità del tradimento potrebbe ricadere proprio sul numero due di al Qaeda, l’egiziano Ayman al-Zawahiri, che avrebbe aperto le porte ai “golpisti”.
Ma com’è la situazione sul campo? Il 30 maggio sul Washington Post è apparsa la seguente dichiarazione dello stesso Hayden: “La rete terroristica di al Qaeda è stata essenzialmente sconfitta in Iraq e in Arabia Saudita ed attualmente è sulla difensiva in gran parte del resto del mondo, ivi compresa la zona considerata il rifugio per eccellenza dei militanti della rete che fa capo a Osama Bin Laden, quella al confine tra Afghanistan e Pakistan. Significative battute d’arresto per al Qaeda sono presenti a livello globale, e qui ricorrerò all’espressione “sul piano ideologico”, perché gran parte del mondo islamico respinge la loro forma di Islam. I successi delle forze dell’antiterrorismo si estendono anche alla zona di confine tra Pakistan e Afghanistan, bersaglio nel periodo più recente di diversi attacchi chirurgici dei ricognitori aerei senza pilota Predator contro basi di al Qaeda e dei Talebani. La capacità di colpire e uccidere o catturare esponenti chiave di al Qaeda resta intatta anche nel loro rifugio lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan”.
Ciò si aggiunge, per esempio, ai successi ottenuti a gennaio nella regione irachena di al Anbar, dove truppe americane alleate all’esercito iracheno e ai gruppi tribali locali hanno messo in fuga gli elementi jihadisti facenti capo ad al Qaeda. Ulteriore elemento interessante è, appunto, la crescente avversione in Iraq, e non solo, nei confronti del jihadismo: “La guerriglia viene vista nel paese sempre di più come una guerra di al Qaeda contro gli stessi iracheni”. I successi riportati dalle forze americane contro al Qaeda sono incoraggianti, ma lo è soprattutto quella che il generale ha descritto come “una competenza in continua crescita acquisita dalle forze militari locali”.
Il vero nemico della pace e della stabilità irachena, come denunciato continuamente da Bush, è in realtà l’Iran. Continua il generale, “Teheran fornisce armi, addestramento e assistenza finanziaria alla guerriglia antiamericana. Rientra nella politica del governo iraniano, ai suoi livelli più alti, facilitare l’uccisione di americani e di altre forze della coalizione in Iraq".
Un accenno polemico il direttore della Cia lo ha riservato per ultimo: “La cattura di Osama bin Laden e Ayman al Zawahiri resta una delle principali priorità. Con essa cadrebbe definitivamente l’alone di invulnerabilità e questo rappresenterebbe un duro colpo per l’organizzazione. Occorre tenere alto il livello di guardia. Restiamo preoccupati e francamente mi chiedo come mai altri non lo siano”. Ecco perché gli Usa continuano le operazioni nell’area di confine tra Afghanistan e Pakistan per scovare i terroristi. La novità oggi consiste nel via libera di Islamabad a sopralluoghi e interventi militari e d’intelligence, i cui dettagli sono ovviamente segreti.
All’ottimismo di tali dichiarazioni si ribatterà che Hayden, generale a quattro stelle dell’aeronautica, è troppo legato alle politiche del Pentagono, dimenticando però che nel 2004 sostenne di fronte al Congresso che l’agenzia da lui allora presieduta, la Nsa, doveva essere sottoposta al controllo del nuovo Direttore generale dei servizi di intelligence sottraendola proprio al Pentagono. Ciò lo qualificò a Washington come un ribelle verso l’establishment militare e Donald Rumsfeld, all’epoca ancora segretario alla Difesa.