Bindi, Pd finito se non vota decadenza. Aleggia lo spettro di Prodi
17 Agosto 2013
di redazione
L’ex presidente del Pd Rosi Bindi sbarra la strada a ogni discussione sulla decadenza di Silvio Berlusconi. "Mi sembra chiaro che il Pdl stia cercando il modo di non applicare la sentenza su Berlusconi", dice, "Ma questo è un ostacolo insuperabile. Le sentenze si applicano, come ha detto anche il presidente Napolitano". E aggiunge "il voto sulla decadenza è un limite invalicabile. Non è pensabile scambiare il governo con il principio di legalità". Dunque, a sentire Bindi, non c’è storia per il voto del Pd in Giunta al Senato. Un rinvio sarebbe inutile, "Noi potremmo chiederci: perché dobbiamo stare al governo con una forza politica che rifiuta di accettare che il suo leader è stato condannato in via definitiva e interdetto dai pubblici uffici?". E’ il domandone, inevaso, della base Pd. "Perché sappiamo che l’Italia ha bisogno di essere governata e non c’erano alternative a questo governo. Ma non possiamo, per sostenerlo, rinunciare al principio di legalità", la risposta. Eppure ci chiediamo da dove venga tutta queste certezza granitica sull’unità del Pd, che in più di una occasione ha dimostrato invece di essere bello e diviso. Del resto anche Bindi deve ammettere "se qualcuno in Aula al Senato dovesse non votare la decadenza, durerà anche il governo ma finirà il Pd". E’ la minaccia finale, l’unica rimasta in mano a chi aveva sognato l’elezione di Prodi al Quirinale.