Binetti (Udc): “Pronti al dialogo col Pdl ma sui fatti e senza cooptazioni”

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Binetti (Udc): “Pronti al dialogo col Pdl ma sui fatti e senza cooptazioni”

16 Settembre 2010

Qualcosa si muove tra i moderati. Nel Pd dove l’area cattolica è ridotta ormai a una riserva indiana, nel Pdl dove si lavora al cantiere di un ressemblement che può tradursi in alleanza elettorale e in una prospettiva di lungo termine in qualcosa di più: nel partito dei moderati che Gaetano Quagliariello evoca come sfida ambiziosa che il Pdl deve porsi, fin da ora. 

I segnali di disponibilità a ritrovarsi su battaglie comuni ci sono e sono trasversali. Bioetica, garantismo, famiglia, lavoro sono i temi sui quali si misura il confronto e si misureranno le possibili convergenze. Con calma, senza forzature né cooptazioni.

La sollecitazione del vicepresidente dei senatori pidiellini incassa la disponibilità al confronto delle centriste Paola Binetti e Luisa Santolini, entrambe impegnate nella difesa di quei valori “non negoziabili” sui quali si fonda anche l’identità del partito di Berlusconi, al netto della strambata di Fini.

Si parte da qui, dalle cose che uniscono, per capire se e come raggiungere il traguardo. Ma a una condizione: il confronto non può essere ridotto, svilito o finalizzato al "salvataggio del governo Berlusconi" e del resto non è  questo il senso di una proposta che, invece, guarda lontano. 

La scelta di Paola Binetti che ha lasciato il Pd per l’Udc è oggi il travaglio di tanti cattolici che non si riconoscono nella linea di Bersani e che non riescono a dare voce alle istanze di cui sono portatori. E’ soprattutto a loro che Quagliariello parla quando dice che il Pd “ha tradito le istanze dei moderati” e che si sta aprendo “un baratro” tra il partito post-comunista e la sua classe dirigente moderata.

Ed è proprio la Binetti nel suo ragionamento a soffermarsi da un lato sulle tensioni che attraversano i democrat, indice chiaro del bisogno di “andare oltre il Pd e io dico verso qualcosa che non è mai esistito. Ci sono pezzi di moderati da quella parte che ci auguriamo convergano nel progetto di un grande centro”.

Dall’altro rileva come il quadro politico attuale caratterizzato da un “bipolarismo litigioso” abbia deluso e allontanato molta gente, quella che “un tempo si chiamava la maggioranza silenziosa, persone  che svolgono il loro lavoro nella quotidianità,  che sono il motore reale del paese e che davanti alla situazione attuale è confusa, disorientata, in alcuni casi scandalizzata”.

In estrema sintesi, un “dieci per cento di elettori alla ricerca disperata di un punto di riferimento”. Per l’esponente centrista è da qui che vengono le “tre parole chiave: meritocrazia, lavoro e famiglia. A questi valori guardano gli italiani sapendo che hanno radici cristiane”. Priorità alle quali tutti i moderati sono chiamati a dare risposte, insiste la Binetti che guarda con interesse al dialogo "costruttivo col Pdl ma senza forzature e strumentalizzazioni perché la nostra posizione è chiara e coerente".

Un sistema “talmente crepato” che ad un certo punto imploderà e allora vi sarà la “necessità di ricostruire un nuovo modello all’interno del quale ci sarà un forte appello ai moderati. Della serie: moderati di tutt’Italia unitevi”.

Luisa Santolini è convinta che il dialogo e la ricerca di convergenze siano “possibili sempre e con tutti i moderati”. Ma il punto vero è riuscire a tradurre i principi in fatti e “farlo con chi ci sta. Nessun compromesso, sia ben chiaro perché i contenuti della nostra azione politica sono chiari e sono io che chiedo agli altri chi è disposto a portare avanti queste battaglie che non possono che essere trasversali”, aggiunge la vicepresidente della commissione affari sociali.

Anche perché l’Udc, “essendo all’opposizione col governo di Berlusconi così come lo è stata con quello di Prodi da sola non ce la fa, ma può portare le proprie istanze in altri ambiti e contesti”. Un esempio? “Sulla questione delle politiche familiari – spiega la Santolini – mi sono battuta per il ‘quoziente Parma’ che adesso è patrimonio comune della destra e della sinistra perché oggi esiste anche a Bari e Roma”.

Su questo terreno i moderati possono giocare un ruolo importante nell’agenda politica e da qui si ri-parte per verificare se e come camminare insieme, al di là delle provenienze politiche.

Oltre al dialogo, contano i fatti. Berlusconi lo sa bene e il 28 settembre alla Camera ‘chiamerà’ i moderati. E proverà ad aprire una stagione nuova.