Bioetica. Roccella a Veronesi: “Stati vegetativi non sono ‘vita artificiale'”
10 Gennaio 2011
di redazione
"Stupisce che un grande medico come Umberto Veronesi possa parlare di ‘vita artificiale’ a proposito degli stati vegetativi o addirittura di qualunque persona sia ‘priva di coscienza e di vita di relazione’, definizione che includerebbe molte forme di disabilità o patologie come l’Alzheimer". Lo sostiene il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che commenta l’intervista sul biotestamento rilasciata dall’oncologo al Corriere della Sera.
Un intervento in cui lo scienziato sostiene che sarebbe meglio nessuna legge sul tema, piuttosto che rendere obbligatoria la vita artificiale. "Non è sulla fede, ma sulle conoscenze scientifiche – spiega Roccella in una nota – che il progetto di legge sul biotestamento si basa, per fornire le necessarie garanzie a tutela della vita: la ricerca infatti ha evidenziato che molte persone apparentemente non coscienti mostrano invece un’attività cerebrale inaspettata, su cui ancora si sta indagando; e non è affatto escluso che si possano trovare nuove terapie come potrebbero indicare alcuni casi di ‘risvegliò ottenuti con nuove e semplici tecniche".
"L’autodeterminazione, poi, su cui Veronesi tanto insiste – aggiunge il sottosegretario – non può essere un criterio assoluto scisso dal contesto scientifico, medico e relazionale: se fosse così, qualunque paziente potrebbe esigere da un medico un trattamento che quest’ultimo giudica inappropriato o persino dannoso. La professionalità e l’autonomia del medico vanno tutelate e va mantenuta, come garanzia per i cittadini, la vocazione del Servizio sanitario nazionale alla cura dei malati e al favor vitae", conclude Roccella.