Biotecnologie, l’Europa parla tanto ma conclude poco (e niente)

Per una Primavera Demografica
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Biotecnologie, l’Europa parla tanto ma conclude poco (e niente)

14 Novembre 2008

 

Il 5 Novembre 2008 si è tenuto a Ljubljana la conferenza dal titolo "What role for GM technology in future competitiveness of European agri-food sector?", un evento unico che ha messo intorno allo stesso tavolo esperti eccellenti del mondo della ricerca, delle istituzioni pubbliche e dell’industria privata per parlare della competitività del settore agroalimentare europeo nello scenario mondiale delle biotecnologie. Lo scopo dell’incontro, che non a caso si è svolto in occasione del First European Food Congress, è stato quello di andare al di là della infruttuosa polemica sugli OGM e di considerare quanto l’Europa sia preparata a competere con i trend del settore agroalimentare, che vedono le biotecnologie e l’ingegneria genetica sempre più protagonisti.

Uno dei punti emersi dal dibattito è che il nodo debole del sistema europeo non è certo la qualità dei ricercatori e la capacità di contribuire allo sviluppo dell’industria biotecnologica, ma è l’azione di technology transfer che limita la competitività europea. Ann Depicker dell’Università di Gent e appartenente ad uno dei gruppi storici dell’ingegneria genetica vegetale e Cathie Martin del John Innes Centre e autrice del purple tomato (vedi TDP del 28 Ottobre 2008) sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito al workshop, presentando esempi concreti di applicazioni biotecnologiche per migliorare la qualità nutrizionale degli alimenti, la tolleranza delle colture agrarie agli stress ambientali e la sostenibilità dei processi colturali.

I rappresentanti dell’industria mangimistica hanno sottolineato che le politiche correnti  stanno mettendo in ginocchio il settore zootecnico europeo che da un lato deve fronteggiare le restrizioni in materia OGM e dall’altro non può fare affidamento esclusivamente su produzioni europee non-OGM.

Si è inoltre parlato di regolamentazione e di legislazione con Elisabeth Waigmann dell’EFSA (European Food Safety Autority) e della necessità di migliorare l’attività di comunicazione per spiegare ruoli e funzioni dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare. Alla fine della giornata di dibattito, Mark Cantley già consulente del Directorate for Life Sciences in DG Research dell’ EC e capo della Biotechnology Unit per il Directorate for Science, Technology and Industry dell’ OECD ha concluso i lavori con una presentazione dal titoloReflections on GM & agri-food in Europe: Do we know where we are going?

Benché non sia chiaro quale sia la strategia che l’Europa stia seguendo, non vi sono dubbi che il resto del mondo stia investendo in biotecnologie. Considerando che nel luglio 2008, il governo Cinese ha annunciato di aver messo a disposizione dello sviluppo biotecnologico in agricoltura ulteriori $3 miliardi per i prossimi 15 anni (Ref.: USDA Foreign Agricultural Service) e che le importazioni totali dell’Europa dalla Cina sono cresciute del 21% per anno negli ultimi 5 anni (Ref.: http://www.eubusiness.com/), è evidente che l’Europa dovrà adeguarsi alle scelte di altri paesi se non definisce al più presto una politica pro-attiva in questo settore.