Biotestamento: Berlusconi, non si può affidare morte a Stato
10 Maggio 2017
“Amo la vita, fino al punto di fare fatica a comprendere chi voglia rinunciarvi. Io credo che lo sforzo che lo Stato dovrebbe compiere sia quello di aiutare a vivere, non di aiutare a morire, naturalmente nel rispetto della libertà di ciascuno. Da cristiano credo che la speranza sia una grande virtù, che la vita abbia un significato e un valore sempre e comunque. Da liberale vorrei che lo Stato si fermasse sulla soglia di scelte delicate e complicatissime”.
Nella sua intervista a Panorama in edicola da domani, Silvio Berlusconi si sofferma sul dibattito intorno alla legge sul fine vita e spiega: “Vorrei che la decisione sui trattamenti ai quali dev’essere sottoposto un malato fosse affidata all’interessato se cosciente, ai suoi cari se incosciente, in stretta collaborazione con la professionalità e l’etica dei medici. Non vorrei essere un paziente ne’ un medico vincolato a un’espressione di volontà formulata in condizioni completamente diverse, magari molti anni prima, e senza conoscere la situazione specifica del momento, le opportunità di cura, di trattamento del dolore, di accompagnamento sereno nella malattia o verso la morte”.
“Credo che affidare la morte allo Stato sia l’estremo tentativo di una cultura illuminista e materialista di esorcizzarla e non accettarla come parte della vita, di ridurre a norma quella che è una naturale conclusione, da affrontare se possibile con serenità. Anche perchè, come diceva un filosofo greco, non ha senso temere la morte: quando c’è lei, non ci sono più io. Ovvero – aggiungo da cristiano – ci sono ancora, ma in una prospettiva che va al di la’ della morte, la supera e la sconfigge”.