Biotestamento, il nuovo testo corre verso l’Aula della Camera
13 Maggio 2010
Solo nove articoli, ma lo scontro è accesissimo. Quarantatré sedute in 10 mesi. Un lavoro molto lungo, ma alla fine il ddl sul testamento biologico si avvicina al traguardo. E’ il tempo che la Commissione Affari Sociali della Camera ha impiegato per mettere a punto la legge. Poi, ieri sera, non senza polemiche, il testo è stato approvato a maggioranza. Un confronto che ha visto Pdl e Udc favorevoli, Pd e Idv uniti nella dura opposizione al testo. Un’opposizione che è stata annunciata anche per l’Aula.
Il ddl Calabrò (questo il testo di partenza elaborato al Senato), approvato il 26 marzo 2009 a Palazzo Madama, è arrivato in Commissione a inizio luglio dello stesso anno e, tra fine giugno e inizi di luglio prossimi farà il suo ingresso in Aula alla Camera. O almeno, questo è quanto si vociferava fino a ieri a Montecitorio. Poi, è iniziata a circolare la voce che i tempi si sarebbero ristretti, forse a inizi di giugno. Ma niente di certo, ancora.
Le novità apportate al testo non mancano. Secondo quanto afferma il relatore del testo Domenico di Virgilio, la legge si fonda su tre punti fondamentali: l’alleanza terapeutica tra medico e paziente, norme precise sul consenso (per la prima volta previsto in una legge dello Stato) e sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT). Entriamo nello specifico. Su tutte le modifiche, pesano in modo particolare quelle avvenute sul fronte dell’ alimentazione e idratazione. Già, perché come stabilito dal ddl Calabrò non sono da considerarsi terapie eppure, secondo i cambiamenti approvati ieri, potranno essere sospese se dovessero risultare non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari o addirittura dovessero danneggiarlo. Ma non basta. Non saranno solo i pazienti in stato vegetativo ad essere interessati dalla legge, bensì anche chi si trova “nell’ incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze”.
Le Dichiarazioni anticipate di trattamento saranno valide solo se espresse nelle forme previste dalla legge: cioè solo in forma scritta o dattiloscritta con la firma autografata del paziente. Da escludersi perciò, qualsiasi forma di consenso videoregistrato o ricostruzioni postume. In più, ai pazienti in stato vegetativo sarà garantita l’assistenza ospedaliera, residenziale o domiciliare, prevista nei “Livelli essenziali di assistenza”.
Ogni paziente potrà nominare un fiduciario che, vigilando sull’andamento delle cure, contribuirà a stabilire un rapporto di “alleanza terapeutica” tra paziente e medico. Nonostante ciò, la volontà espressa dal paziente nelle dichiarazioni anticipate di trattamento non sarà del tutto vincolante per il medico curante. Infatti, in caso di controversie tra medico e fiduciario, sarà un collegio di medici ad intervenire per risolvere la disputa. Quest’ultimo parere sarà vincolante. Infine, qualora il paziente non dovesse rilasciare disposizioni precise in merito alle sue cure, saranno i familiari a decidere.
Duro lo scontro in Commissione. Il capogruppo del Pd Livia Turco ha accusato ieri il testo di non rispettare la volontà del paziente. Secondo il presidente della Commissione Giuseppe Palumbo, che si aspettava i contrasti con l’opposizione, “il testo ha subito dei miglioramenti e in Aula, dopo il voto compatto della maggioranza, ognuno voterà secondo la propria coscienza”. Il presidente ha gettato acqua sul fuoco. Già, perché ieri la miccia della polemica era stata accesa anche dal centrodestra, fuori dalla Commissione, con Benedetto Della Vedova (Pdl), deputato vicino al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che ci ha messo il carico. Come? Definendo il disegno di legge “massimalista” sul piano ideologico e “fragile” su quello normativo. Della Vedova ha alzato il tiro verso due bersagli: la Lega, che a suo dire detta “la linea dura” al Pdl e il Pdl stesso, che non riuscirebbe a “recuperare una posizione moderata e ragionevole, uguale o almeno analoga a quella sostenuta dalle forze liberal-conservatrici europee”.
Ad alleggerire le tensioni, oltre Palumbo, è stato lo stesso Di Virgilio, secondo cui “le norme approvate sono state sostenute da tutta la maggioranza senza nessun cedimento alle varie componenti in equilibrio finalizzato ad un testo rispettoso della dignità del paziente e del rispetto della vita umana”.
Resta un dubbio, che in Aula le polemiche non saranno poi così facili da placare.