Biotestamento, Parlamentari cattolici: “Disegno di legge dannoso, ideologico e che apre a eutanasia”
03 Febbraio 2017
Il ddl sul testamento biologico “mette a rischio il nostro sistema sanitario e la sua missione di cura”. Si tratta di una legge “dannosa, ideologica e ad oggi sicuramente eutanasica”, che “trasforma il medico in un mero esecutore della volontà del paziente”. E’ l’allarme lanciato ieri dai deputati cattolici centristi e di centrodestra, Eugenia Roccella (Idea), Paola Binetti (Udc), Gian Luigi Gigli (Des-Cd), Raffaele Calabro’ (Ap), Alessandro Pagano (Lega), Benedetto Fucci (Cor), Antonio Palmieri (FI) e Domenico Menorello (Ci), che hanno incontrato i presidi delle Facoltà di Medicina delle Università romane alla Camera, per discutere alcuni dei punti più dibattuti del provvedimento, attualmente in discussione in Commissione Affari sociali a Montecitorio e il cui arrivo in Aula è previsto per il 20 febbraio.
Per i presidi delle Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza, Sebastiano Filetti, del Campus Biomedico, Giorgio Minotti, e dell’Università Tor Vergata, Antonio Pisani, le preoccupazioni dei deputati su alcune disposizioni previste nel testo sono giustificate. Tra queste la possibilità per il paziente di decidere se interrompere le cure, comprese l’idratazione e la nutrizione artificiali. Chiara la posizione dei medici in merito: “L’equiparazione tra idratazione e terapia è sconsiderata – afferma Minotti – Siamo sulla luna”. Dello stesso parere Pisani, per il quale “idratazione e nutrizione sono un sostegno vitale indispensabile e non terapie che è possibile interrompere”. Pisani osserva che “il corpo umano è costituito per il 90% d’acqua. Se togli l’acqua è un atto che porta alla fine”.
Tra i punti più controversi anche la relazione medico-paziente. Le preoccupazioni dei presidi riguardano “lo scardinamento totale della figura del medico“. “Attenzione – sottolinea Pisani – a non trasformare gli ospedali in un supermercato dove si entra e si chiede quello che si vuole: una parte di cura, il rifiuto di alcune parti della cura o tutta la cura. Se è così io mi tolgo il camice e dico ‘fate voi’. Questo è uno svilimento totale dell’attività del medico, anche deontologico”. Per Filetti il testo “mina alla base il compito del medico che è quello di curare i pazienti dandogli l’acqua, curando la depressione, aiutandoli a capire. Questa legge distrugge il mio compito di formatore delle nuove generazioni di medici. Una legge con le Dat è la prenotazione di eutanasia tra dieci anni”. Inoltre, Minotti vede “in molti passaggi di quel testo, la negazione della medicina” perche’ “con le Dat redatte anni prima si ignora che il medico e’ portatore di progressi, lo vediamo tutti i giorni in ematologia e oncologia”.
Per Raffaele Calabrò “occorre spiegare chiaramente che la legge sta andando verso una deriva di eutanasia passiva. Non parla di stato vegetativo perchè le Dat assumono validità a partire da qualsiasi momento in cui si perde la capacità di intendere e volere. Potremmo arrivare al caso in cui una persona colpita da una leggere emorragia cerebrale non venga intubata perchè ha espresso anticipatamente questa volontà, anche se tale procedura potrebbe salvarla”. Mentre per Gian Luigi Gigli il medico diventa mero esecutore della volontà del paziente, senza nemmeno avere la possibilità di obiezione di coscienza”. Eugenia Roccella spiega che “la legge è piena di buchi anche tecnicamente, per cui occorre dare tutto lo spazio possibile al dibattito”. Sul testo, conclude la parlamentare, “all’inizio c’è stata sicuramente una spinta politica, strumentale forse al partito di maggioranza per cercare l’incidente parlamentare che avrebbe fatto terminare in anticipo la legislatura”.