Bipolarismo francese scassato, si votano le identità

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Bipolarismo francese scassato, si votano le identità

08 Dicembre 2015

Dopo aver apprezzato le arti divinatorie di Houellebecq e aver sentito tante spiegazioni sul successo della Le Pen in Francia – mancanza di fiducia nelle elite, insicurezza economica, immigrazione incontrollata, paura del terrorismo, crisi dei media tradizionali –, c’è spazio per un’altra analisi che invece tenga conto dei sistemi politici ed elettorali, magari guardando all’Italia più che alla Francia?

 

Oltralpe il bipolarismo si è scassato: dopo aver creduto di relegare ai margini le estreme, dopo aver affogato i tentativi centristi di Bayrou, una terza forza emerge vittoriosa scardinando il sistema – il Fronte Nazionale. La pezza messa da Sarkozy sarebbe di trascinarsi dietro Hollande, che oggi accetta di non presentarsi dove i socialisti sono arrivati terzi. Praticamente si fa sparire dal voto un grande partito come quello socialista, favorendo i Repubblicani. Sarkozy  però non farà lo stesso, anche se altri, nel suo partito, la pensano come Hollande: "dobbiamo ritirarci quando arriviamo terzi, dobbiamo ricostruire la repubblica che sta crollando" ha dichiarato Raffarin.

 

Insomma, di fronte al rischio lepenista, cioè all’emergere prepotente di una forza politica estranea al sistema bipolare, i due grandi schieramenti tradizionali, destra e sinistra, dovrebbero sostenersi a vicenda attraverso una forma di "desistenza": chi dei due arriva al ballottaggio dovrebbe essere sostenuto dall’altro, contro il Fronte Nazionale. Ma il trucco non appassiona, l’abbiamo già visto, se mai è un’altra dimostrazione della profonda crisi che attraversa la Francia.

 

E l’Italia? Anche da noi è emersa una terza forza, il Movimento 5 Stelle, e sempre da noi si va nella direzione di una legge elettorale in chiave bipolare, francesizzando il sistema (vedi doppio turno). Renzi , probabilmente, spera di utilizzare lo schema di Sarkò rovesciandolo in suo favore, portandosi dietro gli elettori di centrodestra in nome dell’unità emergenziale contro i populismi e le logiche "antisistema".  Ma il gioco è pericoloso: il presidente del Consiglio  sottovaluta la lezione che gli è stata impartita a livello locale, quando l’elettore medio di destra, trovandosi davanti alla scelta tra Renzi e Grillo spesso ha votato Grillo. Oppure non ha votato, considerando l’astensione ormai devastante (oltre il 40 per cento).

 

Così mentre Renzi si attarda sullo schema “sistema-antisistema”, proprio la Francia indica che l’Europa non solo possiede ma continua a chiedere delle precise identità politiche, insomma che al momento del voto l’elettore mette ancora un forte accento sulla rappresentanza identitaria. Invece di rincorrere il sistema francese, dunque, sarebbe il caso di guardare altrove, in modo da garantire la rappresentanza legandola meglio alla storia del nostro Paese. Storia che dagli anni della Prima Repubblica ai più recenti dimostra che l’attaccamento al proporzionale riaffiora sempre, e più volte si è preso la rivincita su chi voleva trasformare l’Italia in modo drastico e forse un po’ troppo astratto.

 

Ricordiamo il proliferare di cespugli di Prodi, l’alternanza Pd-Pdl finita ancora prima di cominciare, un sistema che alla fine ha prodotto frammentazione, migrazioni di massa tra i gruppi parlamentari, tutto questo nel caos della fine delle vecchia appartenenze e della crisi della forma partito. E oggi, ancora una volta, le riforme ripropongono una legge elettorale molto simile a quella precedente, aggravata da un premio di maggioranza decisamente oversize.

 

Sappiamo che realisticamente ormai è troppo tardi per cambiare in modo radicale la direzione che si è imboccato con la riforma elettorale. Ma urge una riflessione seria, non piegata a logiche opportunistiche e di corto respiro; urge qualche correzione importante, non finalizzata solo alle elezioni più vicine ma calibrata sulla realtà italiana. A cosa porta un sistema alla francese, con il ballottaggio, quando la terza forza già c’è? Basta volgere gli occhi verso i cugini d’oltralpe per scoprirlo, e vedere le fibrillazioni e le distorsioni che sta producendo. Se poi Renzi pensa di guadagnarsi il consenso del centrodestra in questo modo rischia solo di preparare la strada ai grillini, regalando il Paese a M5S.