Bocchino capogruppo del Pdl in Sud America?

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Bocchino capogruppo del Pdl in Sud America?

22 Luglio 2010

La razione quotidiana di dichiarazioni targate Italo Bocchino potrebbe tranquillamente entrare nel Guinnes dei primati se vi fosse una sezione dedicata a “chi le spara più grosse”. Il braccio destro di Fini non si smentisce in quanto a frasi ad effetto che ogni giorno rimbalzano dalle agenzie di stampa sui giornali come a scandire il “bollettino politico” che i fedelissimi del presidente della Camera confezionano ora contro Berlusconi, ora contro il governo, ora contro il Pdl. Ma stavolta il deputato campano si è dovuto proprio lambiccare per trovare l’idea giusta sul piano mediatico. E c’è riuscito.

Oggetto: il partito. Ribalta: Omnibus, La7. L’esternazione lascia il segno e viene subito rilanciata dalle agenzie: “Non ha funzionato questo modello di partito. Non esiste, nel mondo occidentale, un altro partito come il Pdl che non ha sedi, circoli, segretari di sezione, presidenti di circoli, consiglieri regionali eletti dalla base. Esiste in Sud America e in alcuni paesi asiatici”.  Certo, ce ne vuole di fantasia per “trasferire” il primo partito italiano che gli elettori hanno voluto al governo, alle latitudini più improbabili dell’emisfero terrestre. 

Se da un lato Bocchino merita un premio alla creatività, dall’altro dovrebbe rispondere a una domanda molto semplice: perché per due anni è stato vicepresidente dei deputati pidiellini? E perché continua a stare in un partito che ritiene tanto malridotto? Lo ha scoperto solo oggi che un Pdl così come lo descrive lui, esiste solo in Sudamerica e in alcuni paese asiatici?

E’ la domanda che torna ogni volta che spara a palle incatenate e alla quale Bocchino non riesce proprio a rispondere. Forse non c’è risposta, o forse ha bisogno di più tempo per meditare. Glielo concediamo volentieri. La risposta che attendiamo da lui va bene anche se ce la fornisce a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari.  

Ma c’è un’altra “perla” che porta il medesimo copyright. A Omnibus Bocchino si esalta quando dice che “Berlusconi è rimasto incastrato: deve decidere tra il galleggiamento per tutta la legislatura e il rilancio, che può fare solo attraverso una intesa con Fini sui grandi temi”.

E qui il braccio destro dell’inquilino di Montecitorio raggiunge il suo clou: il premier si acconci sui “quattro pilastri di Generazione Italia: nazione, legalità, merito, responsabilità”. E da quando in qua una fondazione (visto che per i finiani GI non è una corrente) detta le condizioni al leader carismatico di un partito? In tutti i paesi normali (non ce ne voglia D’Alema per il ricorso alla sua citazione)  sono i partiti che indicano le regole per costituire un think tank.

Probabilmente, Bocchino è già proiettato nel 2020 – anno di grazia che Fini richiama ogni due per tre nella sua visione futurista del Pdl – oppure si è ispirato a un film di fantascienza (meglio, di fantapolitica) per confezionare la consueta frase ad effetto.

Certo, se mettiamo insieme le sue esternazioni con quelle del collega pasdaran Fabio Granata secondo il quale “ci sono pezzi del governo e dello Stato che non vogliono la verità sulla strage di via d’Amelio”  ci verrebbe voglia di partire subito. Destinazione: il “Sud America o alcuni paesi asiatici”.