Bocchino: “Mi vogliono in carcere per un cuoco”

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Bocchino: “Mi vogliono in carcere per un cuoco”

17 Dicembre 2008

Galeotto fu Gennarino Esposito, noto chef napoletano. A sua insaputa finisce dentro la questione napoletana che nelle ultime ore ha coinvolto anche Italo Bocchino e il suo collega del Pd Lusetti. Mentre il secondo affida la sua replica ad un breve comunicato il primo parla e convoca la stampa verso sera. Il Gip di Napoli ne ha chiesto la custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’indagine che ha coinvolto quattro assessori napoletani e l’imprenditore Alfredo Romeo. Il deputato del Pdl definisce quello che gli sta accadendo una vicenda kafkiana e si confessa sconcertato. Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl, si rigira tra le mani le carte che lo riguardano e dice senza mezze misure che chiedere il carcere per aver consigliato un cuoco ad un amico è una richiesta esagerata. Alla base del provvedimento ci sono le intercettazioni di alcune conversazioni telefoniche intercorse tra quarantunenne deputato napoletano e l’imprenditore Alfredo Romeo per il quale Bocchino ha espresso parole di elogio e descritto come un amico personale e familiare da anni. Sono sette le telefonate che secondo gli inquirenti coinvolgono l’imprenditore e il politico, due di queste appunto rigurardano un consiglio dato a Romeo per un cuoco: “Il mio aiuto consiste nel fatto che Romeo, dovendo aprire un albergo a 5 stelle a Napoli e sapendo della mia passione da gourmet, mi ha chiesto di consigliarlo per la scelta di uno chef”. Gli altri cinque contatti telefonici riguarderebbero vicende interne ad Alleanza Nazionale nel consiglio comunale partenopeo. Qui Bocchino è stato chiaro: “non c’è nessun riferimento a una spartizione tra destra e sinistra”. Secondo Bocchino si tratterebbe di un equivoco confermato dal fatto che a Napoli Alleanza Nazionale e tutto il centrodestra da quindici anni sono all’opposizione, “non tocchiamo palla da decenni”. Il 12 di gennaio dovrà apparire di fronte il gip di Napoli. “Sono sereno e ho fiducia nella magistratura”, ha detto a margine del veloce incontro con la stampa, “uno nella mia posizione e con il mio ruolo certo deve mettere in preventivo anche questi inconvenienti, un po’ come un maratoneta deve considerare l’ipotesi di uno stiramento, ma di certo non mi aspettavo la richiesta di carcere per aver consigliato un cuoco”. Per quanto riguarda invece le vicende legate alla aziende dell’imprenditore Campano, Bocchino ha ricordato come proprio Alleanza Nazionale in sede di consiglio comunale fece una ferrea opposizione e votò compatta contro. Natale rovinato? Nemmeno per idea. “Andrò sereno in montagna e ci rivedremo il 12 di gennaio in tribunale”.