Boldrini, la presidente della Camera che ama i Radio Dervish

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Boldrini, la presidente della Camera che ama i Radio Dervish

16 Marzo 2013

di Ronin

51 anni, una lunga esperienza alle Nazioni Unite dov’è stata Portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati, eletta in Parlamento con SeL senza passare dalle Primarie. E’ il ritratto del nuovo Presidente della Camera, Laura Boldrini, la terza donna nella storia della Repubblica a ricoprire questa carica dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. Bersani blinda l’accordo con Vendola dando ai neocomunisti lo scranno della Camera bassa ma vale la pena riflettere sull’ideologia della nuova Presidentessa, dal no agli F35 al reddito minimo di cittadinanza.

Avremo un presidente della Camera che guarda con favore al mondo islamico, fan sfegatata dei Radio Dervish, il braccio del palestinismo musicale vendoliano travestito da world music ("Palestina terra debole e ingiustamente occupata", ha detto al Corsera Nabil ben Salameh, la voce del gruppo). La Siria degli Assad? "Un disastro umanitario", scrive l’8 Marzo Boldrini sull’Huffington, ma a leggere l’articolo si trovano grandi principi sulla difesa della donna senza indicazioni specifiche e neppure generiche su come andrebbe rovesciato il regime alawita.

Parlando d’immigrazione, fu Boldrini a bacchettare il governo Berlusconi spiegando che i respingimenti rischiavano di togliere ai migranti il diritto d’asilo nel nostro Paese. All’epoca Maroni rispose che non si poteva capire se un profugo politico era tale quando saliva sulle navi dello Stato italiano; l’identificazione andava fatta invece nei Paesi d’imbarco, per esempio la Libia. Ricordiamo che l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per la politica dei respingimenti, sospesa da Monti.

Dalle fatiche letterarie di Boldini emerge chiara la visione di quanti credono che l’immigrazione non può e non deve essere trattata come un problema di sicurezza, al contrario, va affrontata con le armi della solidarietà e della integrazione. Al Corriere della Sera, Boldrini ha raccontato dei suoi viaggi in giovinezza, nel Venezuela dei campesinos e in Latino America. "Oggi c’è un localismo identitario esasperato che certo non aiuta la conoscenza reciproca. Quel che consiglio ai giovani è di liberarsi dei pregiudizi, perché globalità è curiosità e conoscenza". Chissà che ne pensa del Venezuela libero dall’incubo chavista.