Bonino for President
21 Settembre 2006
di redazione
Emma Bonino ha costruito con successo la sua carriera e la sua immagine pubblica sulla difesa strenua dei diritti civili e dei diritti umani. La sua forza simbolica, il suo carisma deriva tutto intero da quel impegno totale, inciso nel suo corpo minuto e nei suoi tratti nervosi.
Per questo non hanno convinto i suoi mezzi toni, i suoi distinguo durante la missione in Cina al seguito di Romano Prodi.
Sentirla dire che nell’Ottocento anche in Europa c’era il lavoro minorile è stata una stecca senza scuse; vederla impegnata sul fronte della violazione dei diritti umani del governo di Pechino con la stessa ritualità e mancanza di convinzione di qualsiasi altro membro di governo è stata una delusione. Le sue riflessioni sulla “democrazia commerciale” erano politicamente fuori luogo e molto sbilenche sul piano teorico.
Soprattutto ha sorpreso il suo silenzio dopo la dichiarazione di Prodi sulla questione dell’embargo militare verso la Cina. Stonato non solo rispetto alle posizioni radicali del passato ma anche di quelle attuali di un neofita come Capezzone.
Anche Ciampi quando era al Quirinale sostenne del tutto inopportunamente la stessa tesi. Ma allora la Bonino era dall’altra parte della barricata.
Oggi Emma non è più la stessa: forse è la volta che la fanno Presidente.