Boniver a Manila. Anche i cani in campo  per trovare  Padre Bossi

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Boniver a Manila. Anche i cani in campo per trovare Padre Bossi

06 Luglio 2007

“I rapitori di padre Giancarlo Bossi riescono ad essere elusivi, a passare le maglie dell’esercito, probabilmente perché sono ben conosciuti sul terreno”. Così alcune fonti del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), contattate oggi dalla MISNA.
Intanto, Margherita Boniver, l’ex sottosegretario agli Esteri, continua la sua missione nelle Filippine. Mentre in campo scenderanno a breve anche i cani.

Il 10 giugno, nel villaggio costiero di Bulawan, nella provincia di Zamboanga, veniva rapito padre Bossi, mentre si recava a celebrare la messa a Payo, la sua parrocchia. E oggi, a quasi un mese di distanza dall’evento, le notizie sono ancora troppo incerte e contraddittorie; prive di ogni conferma. Ciò che è più preoccupante è che i rapitori non si siano ancora fatti vivi. Sul blog aperto per seguire la vicenda, i suoi confratelli nelle Filippine riportano oggi una notizia divulgata dalla rete tv “Abs-Cnb news”, secondo cui anche i cani delle unità cinofile addestrate per la ricerca delle persone scomparse verranno impiegati nelle operazioni. Ma i missionari ripongono le loro speranze soprattutto nelle operazioni degli agenti della polizia locale: “persone dotate di fiuto che viaggiano con i piedi per terra”.  Sono infatti quelli che tatticamente conoscono meglio la zona, perché vi sono nati, vi abitano ed hanno molti amici e familiari. Da loro ci si attende qualche buona scossa “per rimettere in moto le ricerche con rinnovato impegno”, scrivono i missionari.  Intanto i giornali nazionali rendono noto che l’esercito ha esteso le indagini, finora limitate alle aree di Lanao del Sur e nella baia di Sibugay, anche alla provincia di Basilan.

Oggi è stata ricevuta a Manila, da Gloria Arroyo, presidente delle Filippine, Margherita Boniver, che ha sollecitato il massimo impegno nella liberazione di Padre Bossi. A nome di tutti gli italiani ha inoltre espresso gratitudine per quanto finora è stato fatto, in particolare dall’esercito nazionale. 

A seguito di questo primo incontro, la Boniver ha visto il comandante delle Forze armate filippine, Hermogenes Esperon. Il generale ha spiegato che più di mille soldati e duecento poliziotti partecipano alle ricerche del sacerdote italiano nell’isola di Mindanao. “Siamo sicuri che Padre Bossi sia ancora vivo – ha rassicurato Esperon –  abbiamo indicazioni in questo senso, ma non vogliamo entrare nei dettagli per non rivelare il luogo.  Se rivelassimo il luogo, sveleremmo anche l’identità delle persone che vi lavorano”. Dall’incontro tra i due esponenti si riconferma infine la linea già precedentemente presa dai governi: non pagare riscatti.

Ma il dolore pervade i cuori di cittadini e istituzioni italiane, che si stringono sempre di più intorno all’immagine di Padre Bossi. Un martire e un eroe, che ha dedicato la propria vita alla vocazione missionaria. In sua difesa si sollevano numerosissime iniziative umili e sobrie, come è tipico del mondo cattolico. In Lombardia domenica 8 luglio si pregherà per il sacerdote in tutte le messe. Si prevede inoltre un incontro tra il cardinale Dionigi Tettamanzi e 17 missionari in visita a Milano  per ricordare Padre Bossi. Ma l‘evento più importante sarà sicuramente quello del 10 luglio, a un mese esatto dal rapimento; si annuncia, infatti, un’intera giornata di preghiera e digiuno per la sua liberazione.