Borsa, l’effetto Trump è un toccasana
10 Novembre 2016
Giornata ad alta tensione sui mercati fino all’apertura di Wall Street, positiva, che ha trascinato le borse europee dopo una mattinata largamente negativa. Così come per i sondaggi elettorali, anche in questo caso le previsioni di un crollo dei mercati se avesse vinto Trump si sono rivelate inesatte. Il Dow Jones è in rialzo dell’1,03% il Nasdaq dello 0,87%. In Europa Milano ha chiuso a – 0,10% ma molto meglio han fatto Londra + 1%, Parigi e Francoforte che han guadagnato 1 punto e mezzo. Balzo della Borsa di Mosca che, sulla scia del sostegno di Putin a Trump ha guadagnato il 2 e 22%. Sui listini rialzano i titoli legati alla difesa ed alle opere pubbliche, male i principali bancari. In ribasso nelle prime battute il dollaro ha recuperato poi terreno in serata scambia sotto quota 1,10. Stabile il prezzo del petrolio, mentre il prezzo dell’oro finito in mattinata oltre quota 1330 ha ripiegato a 1285 dollari l’oncia.
Il diavolo biondo, così, è meno brutto di come i mercati credevano volevano farci credere ieri: Wall Street accoglie il nuovo presidente Donald Trump con i tre listini principali in territorio positivo e le piazze europee si mettono in scia, dopo una mattinata nervosa. La chiusura è in ordine sparso: Madrid -0,40%, Milano -0,10%, Francoforte avanza dell‘1,56%, Parigi dell‘1,49%, Londra dell’1%.
La speranza invade aziende che potrebbero beneficiare delle scelte del nuovo presidente: volano le Buzzi Unicem nel settore costruzioni (+7,99%) spinte dalle attese per nuove possibilità di business negli Usa; Cnh industrial +5,65%.; corre Leonardo Finmeccanica (+7,61%), visto che Trump sostiene di voler aumentare gli investimenti nella difesa, Recordati sale del 4,34% con i farmaceutici dopo i recenti cali con Hillary Clinton e le sue promesse sui prezzi dei farmaci.
Col magnate hanno buone aspettative le infrastrutture (oggi Salini Impregilo è fra i titoli più esuberanti e arriva +7,70%); settori come farmaceutico e difesa, diversamente da chi ha interessi in Messico, come Fiat e Brembo (-2,9%).
Il listino principale messicano infatti in apertura lascia sul terreno il 2,47%, temendo le posizioni protezionistiche di Trump e attacchi al Nafta, l’accordo di libero scambio firmato del 1992 tra Usa, Canada e Messico.