Borse. Tutti i titoli in negativo

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Borse. Tutti i titoli in negativo

17 Novembre 2008

I titoli di borsa non hanno risposto positivamente al piano adottato a Washington nell’ambito della riunione dei G-20 contro la crisi finanziaria.

La Borsa di Wall Street, dove l’indice Nasdaq segna -1,19% e il Dj -1,04%, ha aperto negativamente. Neanche i titoli europei hanno segnato una crescita: Ibex Madrid -3,90%, Smi Zurigo -3,12%, Dax Francoforte -2,55%, Cac Parigi -2,29%, Aex Amsterdam -1,77%, Ftse Londra -1,75%. Anche il Mibtel ha aperto in negativo (-1,43%).

Proprio oggi è stato pubblicato un Rapporto realizzato da Borsa Italiana in partnership con Emittenti Titoli sull’andamento della finanza italiana. Secondo l’analisi, il numero degli investitori diretti in azioni sulla popolazione è diminuito dal 18% del 2000 al 7% del 2008 con un calo consistente dal 2004 (11%).

Negli ultimi 5 anni gli investitori sono così scesi da 2,3-2,7 a 1,1-1,5 milioni e chi è uscito dall’azionario ha investito prevalentemente nell’immobiliare. Sul totale investitori, gli shareholders sono diminuiti dal 38% del 2000 al 22%.

In relazione al portafoglio finanziario, si è abbassata la propensione al rischio degli investitori con una percentuale investita in azioni passata dal 34% del 2001 al 22% di oggi mentre è aumentata l’incidenza di liquidità e titoli di stato (dal 45% al 61%).

Ancora, in futuro il 14,6% degli investitori conta di cambiare la struttura del portafoglio, il 3,2% vendendo tutto gli strumenti finanziari e il 7,3% cedendo tutte le azioni. Riguardo agli investitori, il 55% degli intervistati si è avvicinato al mercato azionario prima del 2000 e solo l’1% ha iniziato a investire nell’ultimo anno.

Le azioni quotate detenute direttamente sono prevalentemente blue chip (84%), seguite da small & medium cap (25%) mentre il 17% possiede azioni estere. Il 34% detiene un solo titolo azionario e il 21% più di quattro titoli. Tra i principali titoli azionari posseduti primeggiano Enel (35%) ed Eni (22%), seguiti da Generali (18%) e Fiat (18%), Telecom (14%), Intesa Sanpaolo (11%) e Unicredit (10%).

Il 53% degli investitori negli ultimi tre anni ha venduto le azioni possedute e di questi il 51% ritiene la propria uscita dal mercato azionario una decisione definitiva, a causa soprattutto delle perdite subite (47%).

Dall’indagine emerge infine che nel mercato italiano, rispetto alle altre piazze finanziarie, è ancora molto bassa la presenza di investitori istituzionali ed esteri mentre è importante la quota delle famiglie, ovvero del retail (come già detto) e delle holding, oltre a un certo peso del settore pubblico.