Bosnia e Albania nell’area Schengen, resta il pericolo criminalità

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Bosnia e Albania nell’area Schengen, resta il pericolo criminalità

11 Novembre 2010

Albanesi e Bosniaci potranno entrare nei paesi dell’Unione Europea e dell’area Schengen, quindi anche in Italia, senza bisogno di un visto. La decisione è stata presa all’unanimità dal Consiglio dei ministri europei degli interni. Nel dicembre 2009, una decisione analoga era stata presa a favore dei cittadini di Serbia, Macedonia e Montenegro. A Tirana la notizia è stata accolta da una forte carica emotiva.

Secondo il premier Sali Berisha gli albanesi hanno meritato questa decisione. "Voglio sottolineare – ha dichiarato Berisha – che questo è il messaggio più amichevole che le nazioni e i governi dell’Europa potevano mandare agli albanesi nel 98esimo anniversario della loro indipendenza. Noi festeggeremo l’anniversario dell’indipendenza con più dignità che mai" ed ha concluso dichiarando che "questa decisione è l’augurio più di cuore che le nazioni dell’Europa mandano ai cittadini nel 20 anniversario della caduta del muro di Berlino a Tirana". E’ il terzo giorno più importante per gli albanesi dopo l’indipendenza e la caduta del comunismo. Stesso stato d’animo a Sarajevo. Raggiungere questo obiettivo è un passo fondamentale nel processo di integrazione europea dei Balcani occidentali, perché può facilitare i contatti tra  gli abitanti del continente e aumenta le opportunità di crescita economica.

Ovviamente prima dell’abolizione dei visti l’Albania e la Bosnia-Erzegovina devono entrambe compiere passi in avanti in tre settori chiave. In particolare, secondo l’esecutivo comunitario Tirana deve sviluppare una strategia politica che permetta il reinserimento dei cittadini albanesi rimpatriati; rafforzare la capacità delle forze dell’ordine di combattere la criminalità organizzata con l’attuazione di un quadro giuridico adeguato; realizzare le riforme in materia di confisca dei beni appartenenti al crimine organizzato. Dal canto suo, Sarajevo deve armonizzare con il livello statale i codici penali delle entità regionali e del distretto di Brcko; attuare il piano di azione relativo allo scambio elettronico dei dati tra la polizia e gli organi dell’azione penale; assegnare le adeguate risorse umane e finanziarie alle forze dell’ordine per permettere un’ effettiva lotta contro la criminalità organizzata.

Alcuni paesi Ue dubitano che Bosnia e Albania, che hanno presentato domanda di ingresso nell’Unione, possano fronteggiare validamente i problemi dell’immigrazione illegale e del traffico di droga, a causa di istituzioni deboli e della corruzione. Queste preoccupazioni sono aumentate dopo un allentamento delle restrizioni sui visti per i cittadini di Serbia, Montenegro e Macedonia lo scorso anno, che ha portato ad un aumento delle richieste di asilo politico nella Ue per i tre stati balcanici. Ma la Commissione europea si è tuttavia impegnata formalmente a verificare l’andamento dei flussi migratori dai due paesi verso l’Unione europea e, in caso di anomalie, prenderà provvedimenti restrittivi. L’abolizione dei visti, per soggiorni di durata fino a tre mesi, dovrebbe essere operativa entro metà dicembre.

La speranza è che questo provvedimento possa portare più stabilità nei Balcani (con la Bosnia a far da cancello), rafforzando la fiducia e accelerando le riforme. Infatti a Bruxelles pensano che l’ingresso libero nella zona Schengen possa aiutare i due Paesi a favorire maggiori riforme democratiche. Dal canto suo la Farnesina ha salutato con entusiasmo la decisione dei ministri europei. "Si tratta di una lietissima notizia per la quale desidero congratularmi con i governi e le popolazioni di Sarajevo e Tirana", ha dichiarato il ministro degli Esteri Frattini. Che poi ha aggiunto: "La decisione è il giusto premio per l’impegno e la determinazione messi in campo da questi Paesi per il raggiungimento di questo strategico obiettivo. Desidero porgere ai cittadini di Albania e Bosnia il benvenuto nell’Europa della libera circolazione delle persone".

Una decisione che ha premiato gli sforzi dell’Italia, secondo il Ministero degli Esteri, che ha fatto sapere in una nota: "La decisione di oggi premia anche l’impegno costante dell’Italia e del suo governo per la stabilizzazione e l’avvicinamento all’Europa dei Balcani Occidentali, impegno che ha preso forma lo scorso anno nel Piano in 8 punti per i Balcani occidentali lanciato dall’Italia e che prevedeva diverse tappe per la stabilizzazione e l’integrazione dei Paesi dell’area all’Europa che stiamo percorrendo insieme".