Bossi-Fini, basta slogan ed entriamo nel merito
08 Gennaio 2014
Premesso che sull’immigrazione non sarà facile trovare una sintesi tra le forze politiche che compongono la maggioranza, visto che parliamo di concezioni profondamente diverse, confrontarsi nel merito non costa nulla anzi potrebbe servire a evitare ulteriori fibrillazioni. Matteo Renzi ha chiesto delle "modifiche" alla Bossi-Fini e il premier Letta ha parlato della "revisione" di alcuni aspetti della legge nella conferenza stampa di fine anno. Solo che poi certi esponenti del Pd hanno preso la palla al balzo per passare dalle modifiche al superamento della legge o alla sua totale abolizione. Partiamo allora da un intervento del senatore Luigi Manconi, apparso sul sito del Pd il 3 gennaio scorso.
RIDURRE I TEMPI DI PERMANENZA NEI CIE. Manconi, in sostanza, propone due cose: la riduzione "drastica" dei tempi di permanenza nei Cie e l’abrogazione del reato di immigrazione irregolare. Della prima di può discutere, per ottenere la seconda probabilmente al Pd servirebbe un monocolore con sinistra a catenaccio pur di far passare il provvedimento. Realisticamente, non sembra una proposta condivisibile con le altre forze politiche che sostengono la maggioranza.
Per quanto riguarda i Cie, il ministro dell’Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, il 24 dicembre ha dichiarato che è possibile "ridurre i tempi di permanenza nei centri" (i 18 mesi previsti attualmente). Segnaliamo per inciso che alcuni Cie sono stati chiusi e altri sono in via di smantellamento. Dopo lo scandalo del video girato nel centro di Lampedusa, Alfano ha creato una task force ministeriale per "rivedere i capitolati di appalto sulla gestione dei centri", mettendo in atto una serie di ispezioni "per verificare la situazione nelle strutture".
Non ci sarebbe nulla di rivoluzionario nel ridurre i tempi di permanenza nei Cie per gli irregolari destinati alla espulsione: significherebbe tornare ai 30 giorni della Turco-Napolitano, ma parlare di riduzione di tempi se poi le espulsioni non vengono effettuate è aria fritta. Nella Francia del socialista Hollande durate il 2012 abbiamo assistito a 37 mila espulsioni (appena tremila in meno degli obiettivi prefissati da Sarkozy), Leonarda compresa, mentre per la Spagna si legge di espulsioni gestite su charter e voli commerciali con camicie di forza, bavagli, caschi per evitare che gli irregolari tentino il suicidio (accade anche da noi, alcuni hanno ingoiato vetro prima di cucirsi le bocche)… per adesso però lasciamo stare gli altri Paesi europei.
Vale la pena piuttosto interrogarsi con il Pd sull’articolo 14 del Testo unico, in modo da sveltire le procedure di esecuzione delle espulsioni, la convalida piuttosto che la proroga, intervenendo ad esempio sui tempi di ricorso fino in Cassazione: fatto salvo il diritto alla difesa, sappiamo tutti quant’è spedita la giustizia italiana! Non ci vuole un esperto del ramo per capire che se si rendesse più celere e certa la normativa sulle espulsioni si ridurrebbero le pene detentive andando incontro a ciò che ha sempre chiesto la Corte di giustizia europea, ovvero la realizzazione di una politica efficace di allontanamento degli irregolari nel rispetto dei loro diritti fondamentali.
Per ciò che concerne invece l’articolo 16 – l’espulsione come sanzione sostitutiva o alternativa alla detenzione – occorre ricordare le norme già inserite del decreto cosiddetto "svuota-carceri" ovvero l’anticipazione dell’identificazione direttamente nelle strutture di pena per ridurre il ‘traffico’ verso i Cie. Uno dei passi avanti già fatti dal ministero della giustizia con il Viminale. C’è poi la vicenda dei consolati di Paesi extraeuropei che rallentano scientemente l’identificazione degli irregolari da espellere; in questo caso si potrebbe ripensare il concetto stesso di cooperazione (abbiamo iniziato a farlo), per esempio minacciando o non dando seguito ai progetti di cooperazione con i Paesi che non collaborano al riconoscimento dei loro connazionali.
ABROGARE IL REATO DI CLANDESTINITA’. La proposta a suo tempo è stata evocata dallo stesso Renzi. Se idealmente tutti possiamo chiederci, come hanno fatto alcuni emeriti costituzionalisti, quanto sia giusto criminalizzare lo "status" di clandestino se l’irregolare non ha commesso alcun reato, vale la pena aggiungere che la Corte di Cassazione ha respinto la questione della costituzionalità del reato, giudicando che esso debba rientrare nella sfera decisionale del legislatore. Nel 2013 ha emesso una sentenza definitiva in cui si dice che ad essere punita non è una condizione sociale ma l’essere entrati illegalmente sul territorio italiano. Attualmente il reato prevede l’applicazione di pene pecuniarie ed un sistema sanzionatorio che comporta anche pene detentive. Ma per favore, evitiamo il solito tafazzismo: l’Italia non applica una legge medievale visto che il reato di clandestinità è previsto anche nei codici di Francia, Germania e Gran Bretagna.
In Francia chi viene pescato senza documenti è punibile con una condanna alla reclusione di un anno e una pena pecuniaria; in Germania, la reclusione sale da uno a tre anni con relativa pena pecuniaria; in Gran Bretagna – per sveltire le procedure giudiziarie si veda la "summary conviction" – pena pecuniaria e pena detentiva (fino a sei mesi) possono anche essere comminate contemporaneamente. Insomma, dire che l’Italia è un Paese razzista significa credere che le democrazie europee sono regredite a dittature… e infatti i soliti Dario Fo, Moni Ovadia hanno denunciato le "leggi razziali" sulla immigrazione mentre nella bellettristica anche accademica furoreggiava con la retorica sui Cie come "lager"… Parlando più seriamente, abrogare il reato avrebbe come unica cattiva conseguenza quella di far credere a chi parte diretto verso la "Fortezza Europa" (fortezza chi?) che l’Italia ha avviato una politica delle "porte aperte".
Il Pd se la prende con la Bossi-Fini dicendo che la legge non ha raggiunto gli obiettivi di sicurezza che ci si era posti. Viene da chiedersi che obiettivi si raggiungerebbero con il prego, accomodatevi. Ve lo ricordate Adam Kabobo, il 31enne del Ghana che lo scorso 11 maggio uccise a picconate tre persone a Milano perché si sentiva depresso e gli italiani non lo capivano? Aveva chiesto asilo politico nel 2011. Gli era stato negato. Lui aveva presentato ricorso e morale della favola non solo non era stato espulso ma alla fine ha compiuto la sua piccola strage quotidiana dopo aver girato indisturbato per mezza Italia.
In conclusione, benvenga il confronto con nella maggioranza sui Cie se abbassare i tempi di permanenza nelle strutture significa rafforzare tempistica e modalità delle espulsioni, ad esempio intervenendo sui tre gradi di giudizio. Se però il suddetto confronto dovesse ridursi alle prevedibili barricate sulla eliminazione del reato di clandestinità allora sarebbe solo tempo perso.
RIMPATRIO ASSISTITO NEI PAESI EUROPEI. Di questo e altro si può discutere: la Cgil per esempio considera il rimpatrio assistito la "strada maestra" alternativa alla Bossi-Fini. Ebbene, sempre in Francia, il governo ha ridotto la somma in denaro offerta ai clandestini per indurli a tornare nel loro Paese; per il ministro Valls, "la Francia non può accogliere tutte le miserie del mondo". In Gran Bretagna, altra nota dittatura di stampo sudamericano, proprio nella capitale del multiculturalismo, Londra, il governo ha sguinzagliato dei furgoncini che portavano in giro mega poster con su scritto: "Sei in UK illegalmente? Torna a casa tua o sarai arrestato!". Sul poster c’era anche il numero di telefono da comporre per autodenunciarsi e tornare nel proprio Paese… "Immediatamente", come l’avverbio introdotto dalla Bossi-Fini che qualcuno ritiene così barbara e punitiva.