Bossi sonda Fini ma l’opzione del Berlusconi-bis  non convince il Pdl

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Bossi sonda Fini ma l’opzione del Berlusconi-bis non convince il Pdl

11 Novembre 2010

“Con Bossi mai nemmeno un caffè”. Correva l’anno 1997, il Polo delle Libertà era in piena traversata del deserto e al governo c’era Prodi con l’Ulivo. Tredici anni dopo Gianfranco Fini fonda il suo partito dopo aver fondato il Pdl con Berlusconi,  ‘molla’ il Cav., ne chiede le dimissioni da premier e minaccia la crisi di governo. Con Umberto Bossi si vedrà oggi, e non solo per un caffè.

Il faccia a faccia col leader del Carroccio servirà a verificare il destino della legislatura. Difficile fare previsioni: il Pdl è pronto a discutere sui contenuti ma a patto che si sgomberi il campo dai pretesti finalizzati solo a togliere di mezzo (politicamente) il Cav. mentre tra i futuristi prevale la linea dura, quella tracciata dal presidente della Camera a Perugia. L’ipotesi in campo che il Senatur potrebbe portare sul tavolo della mediazione sarebbe quella di un “azzeramento” del quadro attuale. Lo schema: dimissioni di premier e presidente della Camera per arrivare in 48 ore a un Berlusconi-bis con l’ingresso di Casini in maggioranza e magari un accordo che guardi oltre il 2013.

Schema possibile ma tutt’altro che scontato perché il Cav. di Fini non si fida e teme che la crisi pilotata possa trasformarsi in una crisi al buio. E non è un caso se il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello avverte i futuristi: “Se ci si vuole differenziare dal Pdl restando nell’alveo del centrodestra va bene, è invece profondamente sbagliato pensare di andare oltre Berlusconi, ammazzando Berlusconi. Nelle fila dei finiani vedo due pulsioni contrastanti: da una parte c’e’ chi è disposto, pur di ammazzare Berlusconi, ad essere subalterno alla sinistra, dall’altra parte c’è chi si vuole differenziare dal Pdl restando nell’alveo del centrodestra. Lo vedo al Senato dove quasi la scissione non c’è stata, andiamo d’accordo e non c’è mai stata aria di ‘incidente parlamentare preventivo’. Fini cerca di tenere insieme le due cose. Se la soluzione è la seconda non c’e’ problema, ma sbaglia chi pensa di poter andare oltre Berlusconi, ammazzando Berlusconi”.

Un modo per dire che il Berlusconi-bis non è una soluzione praticabile e se Fli vuole sifiduciare il governo lo deve fare in Parlamento e davanti al Paese. Se a questo si aggiunge la frase (che a molti è sembrata sibillina) di Gianni Letta secondo il quale la strada per la ricomposizione è “stretta”, si comprende come la mediazione di Bossi, allo stato dei fatti, resti un tentativo tutto in salita.

Del resto, pure i finiani non sarebbero disposti ad accogliere l’offerta del Senatur e lo stesso inquilino di Montecitorio lo avrebbe comunicato a Letta. E comunque, fanno osservare da via dell’Umiltà, quello di oggi sarà un incontro interlocutorio. In altre parole si tratta e il fatto che il maxiemendamento alla Finanziaria venga chiuso solo stasera è un elemento che va in questa direzione anche se nella maggioranza si fa intendere che la disponibilità a ragionare su alcuni punti del patto di legislatura offerto da Berlusconi a Fini e riscritto da quest’ultimo alla convention di Perugia non può passare dal passo indietro del premier.

Il Pdl apre anche alla riforma della legge elettorale (ieri il vertice del Pdl al Senato)  ma mantenendo inalterato l’impianto bipolare e la condizione è che non diventi un alibi per Fli (e pure per Casini) per ribaltare ciò che gli elettori hanno scelto due anni fa.  La sensazione è che con la legge di stabilità in Parlamento e l’impegno di Fli a sostenerla, i tentativi di mediazione andranno avanti fino a dicembre, a meno che i finiani non decidano di accelerare il ritiro della delegazione dal governo aprendo di fatto la via alla crisi, come peraltro hanno minacciato anche ieri se “Berlusconi non ci darà ufficialmente la sua risposta”.

Per il presidente della Camera quella di ieri è stata una giornata zeppa di riunioni e incontri riservati. Tra gli impegni del leader di Fli ci sarebbe stato anche un colloquio Gianni Letta che però non avrebbe sortito granchè. Fini ha prima fatto il punto con alcuni esponenti di Futuro e Libertà per definire le mosse e preparare l’incontro col Senatur.  Fonti futuriste fanno trapelare che  la linea indicata a Perugia resta tale e quale e  che la decisione sul ritiro della delegazione Fli dal governo sarà assunta dopo l’incontro col ministro delle Riforme. Anche se alcuni pasdaran insistono sulla necessità di uscire dall’esecutivo a prescindere dal faccia a faccia con il Carroccio, in modo da aumentare il potere di trattativa con la maggioranza.

Tuttavia Fini avrebbe spiegato che ora bisogna attendere le mosse di Bossi, perché sta a lui mettere le carte sul tavolo. E la mediazione con Berlusconi e il leader della Lega è condizionata da due passaggi: il premier deve fare un passo indietro, aprire formalmente la crisi e dar vita a un nuovo governo . E nel Berlusconi-bis  dovrà entrare l’Udc.

Con Casini e Rutelli, il presidente della Camera ieri ha avuto un lungo colloquio sulla situazione politica ma anche sugli scenari che potrebbero aprirsi se la mediazione di Bossi dovesse fallire. L’incontro a tre non è passato inosservato nelle file del Pdl e molti deputati lo leggono come il tentativo del presidente della Camera di tenere il piede in due staffe: da un lato la trattativa con la maggioranza, dall’altro le prove tecniche di Terzo Polo.

Ma c’è anche chi nel centrodestra evidenzia crepe nell’asse “strumentale in questa fase come si è visto in Parlamento e nelle commissioni su alcune votazioni” tra Casini e Fini. Il leader Udc infatti non avrebbe gradito la mossa del capo di Fli sul suo eventuale ingresso nella compagine di governo e la stessa idea trova sponda anche tra alcuni parlamentari centristi. Il ragionamento suonerebbe così: noi abbiamo rotto con Berlusconi prima del ‘predellino’, abbiamo fatto la nostra traversata nel deserto rischiano anche un’emorragia di voti e siamo andati all’opposizione. Adesso non è pensabile che sia Fini a portarci in maggioranza depotenziando il nostro ruolo. Come a dire: se vi sono le condizioni per un accordo sui contenuti col centrodestra è solo Casini a portarlo avanti in prima persona, non certo Fini anche per conto nostro. Sullo sfondo resta la competizione tra i due per il dopo-2013.

L’altro scenario che negli ambienti futuristi viene ipotizzato è che proprio Fini possa proporre a Bossi di aprire una fase nuova, magari con un esecutivo guidato da Tremonti che garantista l’approvazione definitiva dei decreti sul federalismo in cambio della riforma della legge elettorale. Ipotesi che nelle file del Carroccio viene rispedita al mittente: “Tra Bossi e Berlusconi c’è un patto di ferro e il loro rapporto personale è troppo forte" dice un deputato lumbard. Della serie: il cerino tra il Cav. e il presidente della Camera non può certo restare nelle mani del Senatur. La via verso il voto resta all’orizzonte.