
Botta e risposta tra Boeri e Giovanardi: “chi di privilegio ferisce, di privilegio perisce”

25 Aprile 2018
di redazione
Riceviamo e pubblichiamo la risposta dell’ufficio stampa del professor Tito Boeri in merito all’articolo del senatore Carlo Giovanardi dal titolo “Il presidente dell’Inps e i suoi privilegi veri”.
Gentile Redazione,
Chiariamo volentieri ai vostri lettori e al dott. Giovanardi le differenze fondamentali nel trattamento previdenziale fra il presidente dell’INPS Tito Boeri e i parlamentari eletti che godono della contribuzione figurativa a carico dell’INPS.
Per farlo, è utile porre a confronto il caso del prof. Boeri, in aspettativa dal suo ruolo da professore dell’Università Bocconi per ricoprire l’incarico di presidente dell’INPS e il caso ipotetico di un altro professore della Bocconi, che chiameremo d’ora in avanti il prof. Eletto, in aspettativa da un identico ruolo di professore dell’Università Bocconi, questa volta per ricoprire l’incarico di parlamentare della Repubblica.
Ecco le principali differenze:
Il prof. Eletto, per il periodo di aspettativa per carica elettiva, mantiene regolarmente il suo posto di lavoro presso l’Università Bocconi e, per quanto riguarda la copertura previdenziale, il Parlamento versa la contribuzione sulla sua indennità da parlamentare.
Il prof. Eletto può inoltre chiedere all’INPS, e quindi ai contribuenti, di accreditargli la contribuzione figurativa – per la parte datoriale – sulla retribuzione che avrebbe percepito dall’Università Bocconi se avesse continuato a fare il professore in luogo del parlamentare. Per chiedere l’accredito di questa contribuzione figurativa (che l’INPS ovviamente ha l’obbligo di garantire), il prof. Eletto deve versare di tasca propria solo la quota di contribuzione a carico del lavoratore (9%).
Il prof. Boeri, per il periodo di aspettativa per il suo mandato come presidente dell’INPS, mantiene regolarmente il suo posto di lavoro presso l’Università Bocconi e, per quanto riguarda la copertura previdenziale, l’INPS versa la contribuzione in gestione separata sull’indennità che lui percepisce come presidente INPS. Quindi il versamento contributivo dell’Inps è legato al lavoro svolto dal Prof. Boeri presso l’Istituto.
Inoltre, l’Università Bocconi, ente privato, versa volontariamente, per tutto il periodo di aspettativa del presidente Boeri, la quota datoriale di contributi effettivi, calcolati sulla retribuzione che il prof. Boeri avrebbe percepito dall’Università Bocconi se avesse continuato a fare il professore anziché accettare l’incarico all’INPS. Il prof. Boeri versa di tasca propria solo la quota di contribuzione a carico del lavoratore (9%).
Chiariamo qui di seguito anche il dubbio riguardo alla possibilità che tali oneri spettino all’INPS e non all’Università. L’Università Bocconi versa volontariamente questa contribuzione al prof. Boeri in virtù di una loro policy interna che prevede questo tipo di trattamento previdenziale nel caso in cui un professore dell’Università ricopra un incarico presso un ente, senza però avere un rapporto di lavoro subordinato presso l’amministrazione in cui va a prestare servizio (come nel caso del prof. Boeri, che con l’INPS ha un incarico senza vincolo di subordinazione).
La differenza, se già non era evidente, è la seguente: nel caso del prof. Eletto, il contribuente paga due volte la contribuzione (una volta al Parlamento, una volta all’INPS). Nel caso del prof. Boeri, il contribuente la paga una volta sola, e solo per l’incarico che il presidente Boeri sta oggi svolgendo presso l’INPS. E’ l’Università privata di appartenenza, evidentemente considerando pregevole il fatto che un suo professore svolga un incarico presso un ente pubblico, che sceglie volontariamente di versargli anche la contribuzione che gli spetterebbe sulla sua retribuzione alla Bocconi. Questa scelta dell’Università non grava sulle tasche del contribuente.
Si noti, peraltro, che questa condizione è favorevole per l’Istituto. Se l’Università Bocconi non scegliesse di versare volontariamente la contribuzione al prof. Boeri, sarebbe sì l’INPS a doversi far carico di quella contribuzione. In tal caso però l’Istituto non dovrebbe versare la contribuzione sulla indennità che il prof. Boeri percepisce come presidente INPS. Dal momento che la retribuzione del prof. Boeri presso l’Università Bocconi era più alta di quella percepita dall’INPS e che i contributi sulla gestione separata sono più bassi di quelli sulla gestione lavoratori dipendenti, ne consegue che la contribuzione che l’INPS avrebbe dovuto versare sarebbe stata più elevata di quella che oggi versa.
Si noti, inoltre, che il prof. Eletto versa al Parlamento i contributi sulla sua indennità ai fini della maturazione di un vitalizio, contestualmente si fa riconoscere la contribuzione figurativa dall’INPS ai fini della maturazione di una seconda pensione. Invece, il prof. Boeri versa contributi sulla sua indennità all’INPS in gestione separata e l’Università Bocconi versa contributi per il prof. Boeri sempre all’INPS, ma in gestione lavoratori dipendenti pubblici. Al momento del pensionamento il prof. Boeri potrà cumulare i due versamenti e farsi liquidare un’unica pensione.
Alcune ultime note: il prof. Boeri non è membro di alcun consiglio di amministrazione, né è editorialista di alcun quotidiano. Nell’assumere il suo incarico all’INPS ha rinunciato a tutti i suoi altri incarichi: alla London School of Economics, presso la Fondazione Rodolfo de Benedetti, e come editorialista di Repubblica, mantenendo unicamente il ruolo di direttore scientifico del Festival dell’Economia di Trento. Per la cronaca, appare anche utile sottolineare che la retribuzione di 103mila euro lordi percepita dal presidente Boeri all’INPS è certamente una buona retribuzione, ma inferiore a quella percepita dai dirigenti sia di prima che di seconda fascia dell’Istituto che lui presiede.
Confermiamo infine che è vero che per i professori universitari l’aspettativa è utile ai fini di progressione di carriera, ricordando tuttavia che queste progressioni erano bloccate fino al 2016, di conseguenza il prof. Boeri ne beneficerà solo per il periodo 2017-2018. Inoltre, il contratto Bocconi è composto in parte dal contratto pubblico dei Professori, per la cui parte valgono questi scatti automatici, ma per la porzione più consistente è un contratto di natura privatistica che non prevede progressioni in casi di aspettativa.
Isabella Rota Baldini
Portavoce del presidente dell’Inps Tito Boeri
Questa la risposta del senatore Carlo Giovanardi:
Ringrazio la portavoce del prof. Tito Boeri per la cortese risposta, ma resto della mia opinione maturata davanti alla presunzione del Professore di ergersi a giudice dell’etica previdenziale del Paese.
Apprendiamo infatti che mentre l’Inps versa la contribuzione datoriale in gestione separata sull’indennità che il prof. Boeri percepisce come Presidente Inps (103.000 Euro lordi), l’aspettativa del professore dall’Università Bocconi è a carico della stessa Università che graziosamente paga i contributi non figurativi ma in termini reali per il prestigio che la nomina governativa reca all’Università, oneri evidentemente molto elevati visto che il trattamento economico del prof. Boeri alla Bocconi, come ha spiegato la cortese portavoce, è superiore ai 103.000 Euro lordi percepiti come Presidente dell’Inps, mentre l’art. 13 della Legge 382/80, prevede che sia l’Ente nel quale il professore universitario viene nominato a farsi carico degli oneri previdenziali.
Poiché avere un montante contributivo ragguagliato alla retribuzione effettiva e non alla contribuzione figurativa è assolutamente vantaggioso in termini economici per il beneficiato, devo dire di essere un po’ invidioso della policy interna della Bocconi.
Non mi risulta infatti che esistano altri casi di datori di lavoro che considerino così “pregevole” che un loro dipendente sia stato eletto parlamentare o nominato dalla politica Presidente di un Ente, con obbligo di aspettativa, al punto di pagargli di tasca propria i contributi: fortuna che non è mai capitato a chi, come per esempio il sottoscritto, è stato più volte Ministro, Sottosegretario di Stato e Vice Presidente della Camera dei Deputati.
Ricordo inoltre che il Parlamento versa la contribuzione sulle indennità parlamentari soltanto a decorrere dal 2012 quando si è passati al sistema contributivo, con una radicale riforma dei vitalizi che la demagogia imperante fa finta non sia avvenuta.
Viene anche confermato dalla gentile portavoce che al momento del pensionamento il prof. Boeri potrà accumulare i versamenti Bocconi con quelli della gestione separata a carico dell’Inps: se non saranno due pensioni sarà comunque il cumulo di due diversi versamenti liquidati in una sola pensione!
Infine viene confermato che per il periodo 2017/2018 il prof. Boeri beneficerà della progressione di carriera, privilegio non concesso ai comuni lavoratori pubblici o privati, il cui sviluppo di carriera viene congelato quando sono costretti a mettersi in aspettativa perché eletti parlamentari.
Ammesso e non concesso che siano veri quelli che il prof. Boeri denuncia come “privilegi” dei parlamentari, mi viene in mente la famosa frase evangelica che potrebbe essere trasformata così: “Chi di privilegio ferisce di privilegio perisce”.