Bozza dpcm, pagano i soliti. Tattica comunicativa o lockdown mascherato?
24 Ottobre 2020
Scopriremo nelle prossime ore se siamo di fronte al solito metodo – far trapelare una minaccia massima per farne sembrare poi più accettabile una di minore entità – o se davvero nel governo ha prevalso senza mediazioni di sorta la linea delle chiusure. O meglio, delle chiusure mascherate, perché se il testo dell’annunciato dpcm corrisponderà alla bozza in circolazione, per una serie di attività che insieme all’indotto rappresentano una fetta rilevantissima dell’economia e dell’occupazione nazionali, si tratterà di un lockdown di fatto senza assumersi la responsabilità di dichiararlo (e di prevedere le conseguenti contromisure risarcitorie).
Potenziamento del trasporto pubblico per evitare l’affollamento dei mezzi? Rafforzamento immediato delle strutture sanitarie? Nel libro dei sogni. I “colpevoli” da punire sono ancora una volta le attività ricettive, di ristorazione e del benessere, i centri sportivi, le strutture ricreative e culturali. La bozza presentata alle Regioni, ai capi-delegazione di governo e alle forze politiche prevede infatti la serrata per palestre, piscine, centri benessere. E, per quanto riguarda bar, ristoranti eccetera, il divieto di somministrazione dopo le 18 e la chiusura di domenica e nei giorni festivi. In ogni caso, con massimo quattro persone per tavolo.
Fondamentalmente una chiusura mascherata. Che si accompagna alla chiusura di cinema e teatri, allo stop ai concorsi (tranne quelli che riguardano sanità e protezione civile), alla viva raccomandazione (senza divieti) di non spostarsi dal proprio comune di residenza, alla possibilità di chiudere strade e piazze a partire dalle ore 21. Quanto alla scuola, resta in presenza ad eccezione delle scuole superiori che adotteranno un 75 per cento di didattica a distanza.
Vi aggiorneremo nelle prossime ore sugli sviluppi. Intanto, la sensazione è che le inadempienze dello Stato restino tali e che si cerchi di farle pagare ai soliti noti.