Bpm, Bonomi contestato dai sindacati sul “voto elettronico”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Bpm, Bonomi contestato dai sindacati sul “voto elettronico”

Bpm, Bonomi contestato dai sindacati sul “voto elettronico”

26 Aprile 2013

Dopo il boom di Beppe Grillo, i sistemi di voto online fanno scuola, non solo in politica. E sempre tra luci e ombre. La notizia è che Andrea Bonomi, il manager alla guida di Banca Popolare di Milano, oggi si gioca un pezzo del suo controverso "Piano Ovidio" (il progetto di trasformazione della cooperativa in Spa "ibrida", ndr) proprio sul tema del voto a distanza, tramite il quale i soci-dipendenti dovrebbero esprimersi sul piano proposto dal Consiglio di Gestione.

Sindacati e dipendenti di Bpm criticano l’idea del voto elettronico, accusato di tagliare fuori dipendenti dal processo decisionale in quanto non vengono rispettate le previsioni statutarie e di regolamento assembleare che stabiliscono che le sedi a distanza debbono avere determinati requisiti oggettivi e che sia possibile l’identificazione personale del socio, la sua legittimazione a intervenire in assemblea e la diretta espressione del voto accertata da incaricati della società. A rischio è il concetto di partecipazione democratica che sta alla base del credito popolare.

Bonomi, erede della celebre dinastia industriale milanese, sembra aver scelto la linea di intransigenza con i sindacati. Ieri ha inviato una lettera non proprio diplomatica ai dipendenti che fa il paio con la decisione presa dal management il 16 aprile scorso, quando ad alcuni lavoratori di Bpm erano state notificate delle contestazioni disciplinari per aver usato la posta elettronica aziendale invitando altri colleghi a votare contro la modifica dello Statuto chiesta dallo stesso Bonomi per ottenere il già citato voto a distanza.

Internet e la Rete stanno quindi giocando una parte importante nella battaglia che si è aperta tra i vertici, le sigle sindacali, i dipendenti e i soci-azionisti sul futuro di Bpm. Una situazione critica che il 24 aprile scorso ha determinato una caduta di 4 punti del titolo a Piazza Affari, fino alla sua sospensione per eccesso di volatilità.

Da qui l’altrettanto dura presa di posizione del Segretario Generale della UILCA (UIL Credito Esattorie e Assicurazioni), Massimo Masi che, in un comunicato stampa rivolto a Bonomi e al Consiglio di Gestione di Bpm, ha giudicato la lettera del Presidente "offensiva e sconcertante", "una iniziativa che denota una visione retrograda del rapporto di un’azienda e del datore di lavoro con i propri dipendenti e con le organizzazioni sindacali".

Masi, che ricorda gli sforzi fatti dai lavoratori per condividere il pesante piano di ristrutturazione previsto dal management per rimettere in sesto l’istitutoa (d’accordo con Banca d’Italia), attacca "le remunerazioni esorbitanti" dei vertici, e lascia intendere che sulla questione del voto elettronico si gioca la partita del confronto tra la direzione e i sindacati, denunciando le "logiche padronali in voga negli anni bui del nostro Paese" che spazzerebbero via quelle "relazioni sindacali moderne e partecipate" proprie del credito cooperativo.

Come dire, dietro la pretesa di innovazione e trasparenza che dovrebbe essere garantita dal web, UILCA vede un comportamento opaco della dirigenza che non ha ancora chiarito i termini di quella "svolta epocale" dal modello cooperativo a quello della società per azioni. "Come potete rivendicare trasparenza," scrive con tono amareggiato Masi, "voi che mettete sotto inchiesta i lavoratori solo per l’uso della email aziendale?". E ancora, "Davanti a una svolta epocale, come dite voi, che pone in dubbio i cardini della struttura cooperativa che noi vorremmo tutelare, pretendete che questa decisione venga assunta senza un dibattito ampio e dettagliato?".

Il voto elettronico come un escamotage, insomma, posizione condivisa dalle altre sigle sindacali (Fabi-Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub) che definiscono le contestazioni disciplinari "un chiaro tentativo di intimidazione volto a limitare la libertà di confronto e di pensiero, da sempre valori tipici della nostra Cooperativa e che trovano la loro massima espressione nella partecipazione diretta all’assemblea dei soci", dubitando delle modalità di voto e chiedendo che esso sia "libero". Mentre la politica trema sotto i colpi e le contraddizioni del mondo virtuale, con le questioni aperte sul concetto di partecipazione, i temi strategici della sicurezza degli utenti e di una democrazia digitale che offre luci e parecchie ombre, Bonomi dovrà rispondere a questa incertezza della Rete, che oggi si sposta dai palazzi del parlamento nel mondo economico e bancario.