Brasile. Roussef vince il ballottaggio: “Sradicherò la miseria”

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Brasile. Roussef vince il ballottaggio: “Sradicherò la miseria”

01 Novembre 2010

Primo capo dello Stato donna del Brasile: è un risultato storico quello raggiunto da Dilma Rousseff, la ‘candidata-erede’ di Lula, che al ballottaggio di ieri è diventata il nuovo presidente del paese battendo l’oppositore socialdemocratico Josè Serra.

I dati usciti dall’avveniristico sistema delle urne elettorali del Brasile, alle quali sono stati chiamati a votare 135 milioni di persone, dicono chiaramente che il colosso dell’America Latina ha scelto la continuità della sinistra progressista rigorosa e senza scossoni incarnata da Lula. Secondo risultati ufficiali, la Rousseff ha avuto il 56% delle preferenze – 55,5 milioni di voti – a fronte del 44% di Serra, che non può più superare la candidata del Partido dos Trabalhadores (Pt). L’ingresso della Rousseff al ‘palazzo del Planalto’, sede della presidenza, è una vittoria della stessa Dilma, ma forse soprattutto di Lula, che ormai tempo fa ha voluto, e imposto, al Pt proprio l’economista.

Come avevano chiaramente indicato i numerosi sondaggi degli ultimi giorni, la Rousseff è cosi diventata il 40° presidente del Brasile sulla scia dei successi economici e sociali ottenuti negli ultimi 8 anni da Lula. Anche grazie ai consigli del ‘super-presidente’, Dilma è così riuscita a superare la tempesta nella quale era finita al primo turno, lo scorso 3 ottobre, quando aveva vinto senza però superare la barriera del 50% dei voti più uno. Serra era arrivato secondo e l’ecologista amazzonica Marina Silva terza e con alle spalle un mare di voti, che aveva fatto preoccupare sia Dilma sia Lula, il quale dice a sua volta addio alla presidenza dall’alto dell’83% di popolarità. L’esito del voto di oggi ha d’altra parte messo in evidenza la delusione che tanti elettori hanno avuto nei confronti di Serra, 68 anni, per la mancanza di un progetto alternativo a quello del Pt di Lula-Dilma.

"Sradicare la miseria dal Brasile e dare opportunità a tutti": è l’impegno preso da Dilma Rousseff, che nel suo primo discorso quale presidente eletto del paese ha sottolineato l’importanza del fatto di essere il primo capo dello Stato donna della nazione sudamericana. Intervenendo in un albergo a Brasilia dopo la vittoria al ballottaggio di ieri, con un lungo discorso che di fatto è un programma politico, la presidente eletta ha citato una serie di punti che si è "impegnata" a rispettare a partire dal primo gennaio, quando s’insedierà per quattro anni al Planalto, sede della presidenza. Al primo discorso della ‘presidenta’ Dilma era assente il capo dello Stato uscente Lula, il quale aveva già preavvisato di non voler partecipare per lasciare tutto lo spazio – in questa giornata storica per il Partido dos Trabalhadores – proprio a Dilma.

"Saluto Lula con emozione, il suo sostegno e la sua saggezza. Un leader appassionato e giusto, so che non sarà mai lontano dal nostro popolo", ha detto Dilma, che nel pronunciare queste parole si è più volte emozionata, tra gli applausi dei sostenitori del Pt. Rivolgendosi a "tutti i brasiliani in questa notte così speciale", la Rousseff ha rilevato che le elezioni di ieri "sono una dimostrazione dei progressi democratici del Brasile, per la prima volta sarà guidato da una donna. Il mio primo impegno è quindi proprio questo, quello di onorare la fiducia ricevuto dalle donne e di costruire una società con eguali opportunità per uomini e donne: questo – ha sottolineato – è un principio chiave della democrazia". Rilevando un altro "impegno" della sua presidenza, l’erede di Lula ha sottolineato di voler "valorizzare la democrazia in tutte le sue dimensioni", lavorando così per dare ai brasiliani "una serie di diritti chiave, dall’alimentazione, ad una dimora degna e alla pace sociale", impegnandosi inoltre a "combattere la droga".

Il suo passato di guerrigliera contro la dittatura militare brasiliana (1964-85), le torture subite in prigione per 22 giorni di seguito, la lotta vinta l’anno scorso contro un cancro linfatico, la grinta di ministra pragmatica dal temperamento duro e esplosivo l’hanno resa una "signora di ferro" alla Margaret Thatcher, ma con un orientamento decisamente di sinistra. La Rousseff è nata 62 anni fa a Belo Horizonte da una famiglia agiata. Dalla sua infanzia le è rimasto il sogno di diventare ballerina classica e la fama di divoratrice di libri: anche adesso, sugli aerei che la portano in giro per il Brasile in una delle più spossanti campagne elettorali del mondo, ha letto appartata il suo Dostoievsky e i classici della mitologia greca, ascoltando opera lirica italiana dagli auricolari. Negli anni ’60 si era arruolata in un’organizzazione marxista che compiva vere e proprie azioni di guerriglia.

Arrestata a San Paolo nel gennaio del 1970 e sospettata di essere "la papessa dei guerriglieri", uscì di prigione solo tre anni dopo. A questo punto inizia una carriera politica che, attraverso vari incarichi economici a Porto Alegre, la porta nel 2001 a scegliere il Pt, il Partito de Lavoratori di Lula, e nel 2003 a diventare ministro dell’Energia e Miniere nel primo mandato dell’ex tornitore meccanico. La Rousseff ha tra l’altro guidato il paese verso le prime scoperte dei giganteschi giacimenti di petrolio, non senza (si dice) far piangere col suo stile stakanovista e intransigente il presidente della Petrobras, Jos‚ Sergio Gabrielli. Nominata braccio destro di Lula nel 2005 e conclamata "madre del Pac" (il colossale programma di accelerazione della crescita brasiliana), è giunta nel febbraio di quest’anno alla nomination del "Partido dos Trabalhadores" come candidata ufficiale alla successione di Lula, arrivato al termine dei suoi due mandati. La brutta avventura del tumore, che le ha fatto usare una parrucca per sette mesi, è ormai alle spalle. La ‘compagna’ Dilma, che negli ultimi mesi aveva rinnovato la sua immagine con chirurgia plastica, lenti a contatto e una pettinatura firmata da Celso Kamura, re dei parrucchieri di San Paolo, è ormai entrata nel ‘Planalto’, sede della presidenza a Brasilia.