Bratislava, primo vertice Ue dopo Brexit: emerge solo una forte divisione
16 Settembre 2016
La volontà di creare una Difesa europea con i Paesi che vogliono parteciparvi potrebbe essere l’unico annuncio positivo che uscirà oggi dall’eurovertice informale di Bratislava.
Il clima infatti non sembra troppo conciliante. I capi di governo arrivano profondamente divisi all’appuntamento. Italia, Francia, Grecia e Portogallo contestano le regole di disciplina di bilancio e chiedono di poter spendere di più per stimolare una crescita asfittica. La Germania e i Paesi del Nord si rifiutano di portare a compimento l’unione monetaria e l’unione bancaria per “mancanza di fiducia” verso i partner mediterranei che non mantengono gli impegni. I quattro Paesi del “gruppo di Visegrad”, Ungheria, Slovacchia, Cechia e Polonia, polemizzano con Bruxelles, rifiutano di accettare rifugiati e vorrebbero una riscrittura dei Trattati che rafforzi la sovranità degli stati nazionali.
Sono arrivate repentine le dichiarazioni scontate, così poco originali, di Hollande, Merkel e Renzi. Ha esordito Hollande: “L’Europa è davanti alla prova della Brexit e a una sfida, quella di vivere a 27. La posta in gioco è quella di fare l’agenda di Bratislava. Con la Cancelliera Merkel, con Matteo Renzi e molti altri leader siamo d’accordo. Vogliamo avere un’ agenda con tre temi semplici che permettano di avere fiducia nel progetto europeo: sicurezza, preparazione dell’avvenire ovvero essere una grande potenza economica sul piano globale, che significa poter dare lavoro; dare speranza per il futuro. Ecco la roadmap”.
Seguito dalla Merkel: “Non si tratta ora di aspettarsi semplicemente da un vertice la soluzione dei problemi dell’Europa. Siamo in una situazione critica. Ma si tratta di dimostrare coi fatti che possiamo diventare migliori nel campo della sicurezza, interna e esterna, nella collaborazione nella lotta al terrorismo, nel campo della difesa”, in quello della “crescita e posti di lavoro”.
E poi è stata la volta degli slogan di Renzi: “C’è un buon clima in questo momento perché paradossalmente ciò che è successo con il Regno Unito può permettere all’Europa di fare una riflessione molto seria. Ma la stabilità più importante è quella dei nostri figli”.
Divisi sulla Brexit, sulla flessibilità, sull’immigrazione. Divisi anche sull’accordo Ttip di libero scambio con gli Usa. Con i paesi del gruppo Visegrad che annunciano di puntare alla revisione dei Trattati: è solo questa la sintesi perfetta di come stanno le cose oggi a Bratislava.
Nel primo vertice europeo senza un inquilino di Downing Street, i 27 sono praticamente obbligati a trovare un punto di incontro. O almeno arrivare ad una “diagnosi realistica” e soprattutto condivisa perché, come osserva Donald Tusk alla vigilia, “l’unica cosa sensata è fare una valutazione sobria e brutalmente onesta della situazione”.
E se da una parte c’è un Jean Claude Juncker che confessa di sognare gli Stati Uniti d’Europa, dall’altra c’è un Tusk che pragmaticamente avverte: non si può partire dalla “beata convinzione” che vada tutto bene.
Da loro, o meglio dal gruppo Videgrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) arriva l’ostacolo più duro per il vertice di oggi: sotto la guida del premier ungherese Viktor Orban, intendono mettere sul tavolo la revisione dei Trattati Ue per dare agli stati membri più potere diminuendo il ruolo della Commissione. Un estremo tentativo di mediazione, per evitare l’ennesima frattura della quale l’Europa proprio non ha bisogno in questo momento, lo faranno Tusk, Juncker, Schulz e il premier slovacco Fico che ha la presidenza Ue di turno, durante una cena pre-vertice.
Il vertice che avrebbe dovuto sottolineare l’unità degli europei dopo la Brexit, dare un segnale forte anche oltre oceano si sta trasformando in un pericoloso punto di rottura.