Bregantini testimone dell’impegno della Chiesa su lavoro e integrazione
28 Ottobre 2011
di g.l.
Mentre il dibattito politico in Italia resta incentrato sui temi dell’occupazione e delle pensioni, l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, è a Rimini per discutere, insieme alla Chiesa, di dignità e lavoro. “Educare al lavoro dignitoso. Quarant’anni anni di pastorale sociale in Italia” è infatti il titolo del convegno nazionale a cui ha partecipato anche l’alto prelato, attualmente presidente della Commissione Cei per il lavoro e i problemi sociali.
Il suo è stato un contributo realista e concreto ai temi affrontati, partendo da un punto fermo: il decalogo sul lavoro decente, offerto nella Enciclica Caritas in Veritate. Per Bregantini “il lavoro è vocazione della persona per il bene comune. Occorre educare a un lavoro dignitoso per rileggere e rinnovare il nostro impegno di evangelizzazione ed educazione nel variegato mondo del lavoro sviluppando le prospettive contenute negli orientamenti pastorali”. Ma se l’Europa spinge affinché il mercato del lavoro in Italia diventi ancora più flessibile, con la possibilità per le aziende di licenziare più facilmente, il presidente della Commissione lavoro della Cei, invece, si dice molto preoccupato per la precarietà che colpisce soprattutto i giovani e per la mancanza di occupazione che si trovano ad affrontare le nuove generazioni. Per Bregantini, infatti, “la disoccupazione giovanile è il dramma più grande, la grande emergenza antropologica, la vera sfida che avvolge il nostro paese, dal sud al nord. E’ il precariato, frutto amaro della precarietà, che a sua volta è frutto del crescete dannoso relativismo culturale ed etico. La precarietà va perciò affrontata globalmente, nei suoi diversi aspetti: biblico, culturale, spirituale, sociale, politico, etico, organizzativo, sindacale, familiare”.
Nel suo intervento, l’arcivescovo ha lanciato un appello sul tema del lavoro alla stessa Chiesa: “C’è da interrogarsi seriamente sulle cause vere di questa precarietà. Ad esempio, nel dibattito schietto con Marco Biagi sul tema della flessibilità già si era sollevato questo timore: che con facilità la flessibilità si potesse trasformare in precarietà. Questa è la nostra sfida culturale odierna – ha aggiunto – e su questo punto anche le nostre istituzioni cattoliche devono e possono dare un esempio di speranza, riducendo sempre più il numero dei lavoratori precari che assumono. E’ un gesto di coraggio sociale, di testimonianza innovativa. La gente richiede infatti anche da noi uno stile nuovo, una testimonianza che ci veda non-allineati al modo di fare e di pensare delle aziende. Ma quanta fatica e quanti ritardi, anche nel nostro mondo”.
Altro argomento, affrontato al convegno nazionale e su cui è intervenuto il presidente della Commissione Cei, è quello dell’inclusione sociale. Bregantini ha parlato di lasciare “una porta aperta che si fa inclusione, per diventare poi successivamente anche integrazione degli immigrati e delle loro famiglie”. Secondo Bregantini, sono quattro gli obiettivi da realizzare nei prossimi anni: riconoscere la cittadinanza ai figli degli immigrati che sono nati in Italia, far votare alle elezioni amministrative comunali anche gli immigrati regolari, concedere stima e sostegno alle crescenti imprese “nate dal coraggio degli immigrati”.