Brexit, i Tory minacciano: No alla libera circolazione. E negoziati con Ue solo nel 2017
03 Luglio 2016
Michael Gove, candidato alla leadership Tory, dice no ai negoziati formali con Ue prima del 2017 e subito il presidente della commissione Ue, Juncker, chiede che la Gran Bretagna faccia chiarezza sulle sue intenzioni.
Il ministro della Giustizia candidato euroscettico alla guida dei Tory e del governo britannico ha esposto il suo programma, spiegando che intende mettere “fine alla libera circolazione”, dopo che ieri Boris Johnson aveva ritirato la sua candidatura a leader dei Tory.
Michael Gove, intanto, si è detto d’accordo con la rivale Theresa May nel non prevedere di attivare nei prossimi mesi l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per il divorzio formale dall’Ue dopo la Brexit. Se ne parlerà nel 2017, ha lasciato intendere. E anche d’accordo con la May sul no a elezioni anticipate in Gran Bretagna: si voterà nel 2020, ha detto, per dare tempo a chi succederà a David Cameron di attuare un programma di governo aggiornato secondo le indicazioni emerse dal referendum.
Ad ogni modo Gove, che fino a pochi giorni fa aveva sempre smentito l’ipotesi di una sua candidatura, ha spiegato che nel momento in cui si è reso conto che Johnson “non era la persona giusta” il suo cuore gli ha detto che doveva farsi avanti.
Nel caso dovesse vincere, ha già promesso a gran voce di voler ridurre l’immigrazione bloccando la libera circolazione e dicendo addio al libero mercato e di aumentare la spesa per il servizio sanitario nazionale di 100 milioni di sterline a settimana. Ha poi confermato di essere d’accordo nell’abbandonare il progetto di azzeramento del deficit entro il 2020, cosa che lo stesso George Osborne aveva annunciato sempre ieri.
Resta davvero incerto, nel frattempo, il destino del leader laburista Jeremy Corbyn che insiste nel rimanere al suo posto sebbene sia stato già sfiduciato dal suo gruppo parlamentare. Sono sempre di più però i colleghi che gli chiedono di farsi da parte.
Ieri, il Cancelliere Ombra John McDonnell ha affermato che le trattative per l’uscita dall’Unione dovrebbero proteggere la libertà di scambio, i diritti dei residenti europei in nel Regno Unito e degli inglesi in Europa, le tutele lavorative già esistenti e il ruolo del Paese nella Banca d’Investimento Europea. Non sono richieste da poco, soprattutto se a farle è un partito allo sbando che rischia di scomparire sempre più repentinamente.