Brexit, l’Europa e come ci guardano dal resto del mondo
25 Giugno 2016
“Colonnello, accade una cosa incredibile, i tedeschi si sono alleati con gli Americani!” – Così, al telefono, il mitico Alberto Sordi nel film “Tutti a casa” nel paradossale tentativo di capire e giustificare il motivo delle fucilate con cui “l’alleato Germanico” aveva accolto il plotone del Regio Esercito Italiano di cui era comandante. Così, più o meno, i commenti dei principali network dell’informazione dinanzi alla scelta degli inglesi di uscire dalle UE. Un mix di sgomento e rabbia. Come se la bella bionda che abbiamo sempre avuto accanto e corteggiato, dopo qualche audace ammiccamento, ci avesse lasciato con un sorrisetto ironico e con un palmo di naso.
Ma, in verità, gli inglesi si sono sempre considerati “diversamente europei” ed infatti lo sono stati a scartamento molto ridotto. E noi in questo, anche recentemente, con gli accordi sottoscritti con il dimissionario Cameron, piuttosto che lasciarli andare, abbiamo sempre avallato questa “specificità”.
Ma sarebbe altrettanto ipocrita negare che la decisione degli inglesi è solo l’ultima spia di un sistema, non solo politico, completamente cortocircuitato. E se dobbiamo essere sinceri, più che il destino dell’ex Regno Unito, quello che più ci preoccupa è cosa accadrà dell’Europa e, non ce ne vogliano i nostri partner continentali, dell’Italia.
Perché gli inglesi, sia in virtù di un rapporto particolare con gli USA, sia sulla base di un loro spregiudicato pragmatismo che li farà virare nella direzione della creazione di una sorta di “Grande Svizzera”, sia per la loro naturale predisposizione storico culturale verso una forte capacità di relazioni economico politiche internazionali, alla fine, troveranno una loro strada da corsari (Do you remember Drake?).
Noi, invece, già dibattiamo o di come seguire gli inglesi, non avendone né la mentalità né l’approccio all’esistenza o di come spezzare le reni all’Europa Germanocentrica e rigorista. Perché per noi italiani il problema dell’Europa è la Germania. Non i popoli del sud Europa con i loro bilanci scassati e falsati, le loro economie inchiodate, i loro welfare insostenibili, le loro burocrazie parassitarie, le loro incapacità gestionali, decisionali e, soprattutto, politiche, non le nostre croniche dipendenze energetiche e militari. L’Europa non cammina, non va, per colpa dei tedeschi e della Merkel.
Questi ingrati a cui abbiamo permesso, per aiutarli nel processo di riunificazione, di sforare il rapporto deficit PIL. Peccato che i tedeschi in 20 anni hanno fatto quello che è sotto i nostri occhi e dai primi anni del nuovo millennio al 2010 (grazie anche all’Agenda 2010 del socialdemocratico Schröder) hanno rivoltato e modernizzato il loro paese portandolo ai livelli odierni. Noi, invece, quelli che vogliono battere i pugni sul tavolo, che vogliono uscire dall’Europa o che, viceversa, vogliono un’Europa meno rigorosa e più solidale ed accogliente, dal 1870, ancora dibattiamo dell’integrazione del Mezzogiorno.
Provate, per un attimo, ad immaginare un Bersani alle prese con una Agenda 2010 italiana. Non ci riuscite? In confidenza… Neanche noi. E pensare che il simpatico ex leader PD ancora si gloria delle sue epiche “lenzuolate”, le ricordate? L’unica risposta economica che siamo in grado di articolare è quella della spesa pubblica. Che poi è esattamente l’opposto delle scelte che farà la traditrice e perfida Albione che fugge dall’Europa, anche, per eccesso di burocrazia e per volontà di maggiore libertà e minori vincoli, in perfetto stile anglosassone.
In estrema sintesi, l’attuale governo italiano vorrebbe un’Italia ed una Europa più moderne ma poi, nei fatti, essendo espressione di una cultura politica ben precisa, al di là di alcune partite di giro, finisce per produrre iper-regolazione, solidarietà pietosa, più spesa pubblica e un continente dialetticamente iperattivo ma operativamente nano e quindi, di fatto, marginale.
Gli inglesi vogliono una Inghilterra più attenta ai propri interessi nazionali ed insulari, meno burocratizzata, più libera e liberista commercialmente ed economicamente, più attenta verso i sudditi britannici e pronta ad intervenire lì dove lo richieda il loro particolare interesse. Non so se può rendere l’idea, ma l’impressione che si ha è che gli inglesi siano spinti da un pragmatismo portato all’eccesso e l’Europa, specie quella meridionale, da una incapacità ad uscire da logiche non più attuali, da una lettura a dir poco parziale della realtà e, conseguentemente, da una astrazione suicida.
Una vicenda che tocca la nostra storia ed il nostro futuro sembra ridursi ad una questione tra più Keynes, oppure, al diavolo tutti, il pallone è mio e gioco da solo. Illusioni speculari, mentre il miliardo e duecento e trecento e quattrocento milioni di abitanti, rispettivamente, di Africa, India e Cina ci osservano sorridendo e chiedendosi come sia possibile che quegli europei che hanno dinanzi agli occhi mentre si baloccano ed insultano nella piccola sfera acquario dei pesci rossi siano gli stessi che hanno aperto il mondo alla modernità. Non diciamolo a nessuno, ma iniziamo a chiedercelo anche noi.