Brexit: per dopo Cameron tra conservatori spunta Theresa May. Jeremy Corbyn finisce nell’angolo tra Laburisti
26 Giugno 2016
Il Consiglio Ue non si aspetta che il premier britannico David Cameron presenti la notifica del ritiro della Gran Bretagna dall’Ue, ovvero l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, al prossimo summit europeo, fanno sapere da Bruxelles.
Tanto più che nel partito conservatore inglese una leadership dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson dopo il successo di Brexit, alla guida del partito e del governo, non sembra scontata. Prende quota la candidatura di Theresa May, l’attuale ministro dell’Interno cauta sostenitrice del ‘Remain’ che può riunire le due anime del partito.
Salgono anche le quotazioni di Michael Gove, uno dei pochi scozzesi anti-Ue e protagonista della campagna pro-Brexit insieme a Johnson. Intanto scoppia la rivolta nel Partito laburista britannico dopo la vittoria del ‘Leave’ che in molti attribuiscono anche allo scarso impegno del leader del Labour, Jeremy Corbyn, a favore del ‘Remain’.
Secondo la Bbc, ci sarebbero prove che l’ufficio di Corbyn avrebbe ritardato e annacquato la campagna laburista per il no alla Brexit, di fatto sabotando la linea concordata. Tra siluramenti e dimissioni, in poche ore è saltata più di metà del governo-ombra a partire dal ministro degli Esteri, Hilary Benn, cacciato da Corbyn dopo una telefonata in cui gli aveva comunicato di non avere più fiducia nella sua leadership.
Corbyn, ritenuto il leader laburista più euroscettico degli ultimi decenni, ha fatto sapere attraverso un portavoce che non intende dimettersi da “leader democraticamente eletto del partito”. Inoltre ha fatto filtrare che in caso di sfiducia si ricandiderebbe.