Brexit, sale sempre più nei sondaggi. E il Sun: “Torneremo una nazione potente”
15 Giugno 2016
Resta grande incertezza in merito al referendum sulla Brexit, a dieci giorni dal fatidico voto sul “se” uscire dall’Unione Europea o meno. I sondaggi degli ultimi giorni sono sul filo del rasoio, poiché tre dei sei sondaggi darebbero avanti il “Leave” (lasciare) e tre indicherebbero vincente il “Remain” (restare). Gli ultimi sondaggi pubblicati dai due quotidiani The Observer e The Sunday Times davano un o scarto di 51-49 e 49-51 rispettivamente e confermano quindi una situazione molto fluida che amplifica l’incertezza.
Tuttavia, il The Guardian in serata ha visto crescere la distanza e dà nuovamente gli euroscettici (Leave) avanti per 57-47. Le oscillazioni più apprezzabili del British Pound si sono registrate sul cambio con il dollaro, che è arrivato sino ad un massimo 1,4323, rispetto ad un minimo di 1,4113 (minimo degli ultimi 2 mesi), per poi assestarsi sui livelli della vigilia di 1,423 (-0,05%). Meno marcate le variazioni sul cambio sterlina-euro, che ha toccato un massimo di 0,7986, per poi portarsi a 0,793 (+0,38%).
Gli euroscettici guadagnano terreno anche tenendo in considerazione la totalità dell’elettorato. In questo caso, l’ipotesi ‘Leave’ è valutata al 44%, con un’avanzata di 4 punti rispetto alla scorsa settimana, contro il 49% della campagna ‘Remain’, che ha invece perso 3 punti.
Ma gli euroscettici britannici replicano a testa bassa: puntando sulla paura dell’immigrazione “fuori controllo” e argomentando in materia economica che si può esportare nel mercato unico anche dal di fuori. Perfino meglio, sentenzia anzi l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, citando due imprenditori di fama convertiti al verbo divorzista.
I sondaggi, per quel che contano, sono tornati a incoraggiare negli ultimi giorni il fronte di ‘Vote Leave’. E a poco valgono i moniti sui rischi del dopo-Brexit che in tanti, dal premier David Cameron ad analisti ed esponenti politici di mezzo mondo, continuano a lanciare.
Johnson, il più popolare e ambizioso dei leader anti-Ue, ribatte colpo su colpo. Rispondendo sul Daily Telegraph al recente avvertimento di Wolfgang Schaeuble, che aveva dichiarato “fuori significa fuori”, pure dal mercato unico, l’ex sindaco conservatore ha provato a minimizzare l’effetto più temuto d’un eventuale addio al Club dei 28. Fuori dal mercato unico non c’è la catastrofe: con le piccole e medie imprese spaccate a metà e con qualche significativa eccezione emergente fra i grandi nomi di ciò che resta della manifattura del regno, se non della finanza.
Nelle ultime ore è sceso in campo al fianco di Cameron anche il Cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, ministro delle finanze, con un appello rivolto proprio agli elettori delle classi più umili. In un’intervista esclusiva a Sky News, infatti, ha sostenuto che la Brexit andrebbe solo a beneficio dei ricchi, mentre danneggerebbe le persone con redditi bassi. “Quando c’è una recessione sono le comunità più povere a essere colpite per prime e a soffrirne più a lungo”. Osborne si è detto inoltre convinto che in caso di vittoria del front Remain (restare) ci sarebbe invece un boom economico: “La gente vedrebbe il Paese inondato di investimenti”.