Brindisi, gli inquirenti cercano ancora il movente. Spunta l’ipotesi committente

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Brindisi, gli inquirenti cercano ancora il movente. Spunta l’ipotesi committente

08 Giugno 2012

Sono tante le zone d’ombra nella confessione di Giovanni Vantaggiato, il reo confesso mostro di Brindisi. Troppe, stando a quanto riferito dagli inquirenti. Alle loro domande, l’uomo ha dato risposte molto vaghe e prive di alcuna logica, anche criminale. Vantaggiato ha assunto un atteggiamento "ai limiti dell’offesa all’intelligenza di chi lo interrogava, tendente evidentemente ad occultare il concorso di altri", scrivono gli stessi magistrati della Dda di Lecce e della Procura di Brindisi nel decreto di fermo. Del resto, un particolare emerso avvalorerebbe ulteriormente l’ipotesi degli inquirenti: l’uomo, durante l’interrogatorio, si è fatto sfuggire spesso un "noi", come se non avesse agito da solo, salvo poi giustificarne l’uso come un modo dialettale di esprimersi delle sue parti pur parlando al singolare. Forse proprio in questo lapsus potrebbe stare la chiave di volta di questa strage sinora senza movente: potrebbe esserci un mandante o un complice, che in qualche modo Vantaggiato adesso vorrebbe occultare.

Domani mattina, alle 8.30, nel carcere di Lecce si svolgerà l’interrogatorio di garanzia nei confronti di Vantaggiato. Saranno presenti il gip del Tribunale di Lecce e i magistrati della Dda della città salentina e della Procura ordinaria di Brindisi che hanno emesso il decreto di fermo, oltre al suo legale, Franco Orlando, che questa mattina ha avuto un colloquio con lui in carcere: "Mi ha escluso – ha detto all’Ansa Orlando – che qualcuno lo abbia aiutato a compiere quel gesto". Per il momento, Vantaggiato è in isolamento, nel settore femminile, per essere tenuto lontano dagli altri detenuti ed è sorvegliato 24 ore su 24, anche se non pare aver manifestato particolari insofferenze per la detenzione.

Nessuna ulteriore svolta, dunque, nelle indagini che restano ferme all’assenza di un movente tale da dare un senso, se così si può dire, a un gesto di questo tipo. Che Vantaggiato, eppure, ha saputo ricostruire nel minimo dettaglio, come emerge dal verbale dell’interrogatorio di mercoledì sera davanti al procuratore leccese Cataldo Motta e ai sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Milto Stefano De Nozza, oltre agli investigatori di Polizia e Carabinieri: "Ho collocato l’ordigno nella notte tra il 18 e il 19 maggio. Ho trasportato il bidone che avevo rubato a San Pietro in Lama, all’interno della Fiat Punto bianca intestata a mia moglie e separatamente, sempre all’interno della Punto, le tre bombole, che avevo rubato qualche tempo addietro, con tutto il materiale necessario per confezionare il meccanismo di innesco.Una volta giunto a Brindisi – prosegue – mi sono fermato in via Palmiro Togliatti, ho scaricato il bidone ed ho caricato al suo interno le tre bombole e lì ho effettuato i collegamenti. A quel punto ho trasportato il bidone munito di ruote verso la scuola percorrendo il marciapiedi di via Togliatti per poi svoltare verso la scuola. La mattina dopo mi sono riportato sul posto a bordo della mia Hyundai Sonica ed ho parcheggiato nei pressi della scuola. A piedi ho fatto un primo passaggio davanti al chiosco e verso le 8 meno venti ho premuto il telecomando. Poco dopo c’è stata l’esplosione".

Altrettanto dettagliata la descrizione delle modalità con cui ha costruito l’ordigno: " In ogni singola bomba ho collocato circa dieci chilogrammi di polvere pirica. Per l’innesco – spiega – ho utilizzato una centralina collegata ad una batteria a sua volta collegata con tre coppie di fili elettrici avvolti intorno alla resistenza di tre lampadine da 12 volt a cui avevo rimosso il vetro di copertura che poi avevo inserito all’interno di ognuna delle tre bombole. Una volta dato l’impulso con il telecomando la centrale riceve il segnale e lo trasmette alla batteria la quale dà l’impulso elettrico ai fili che incendiano la resistenza che a sua volta dà l’innesco alla polvere pirica".  

Una ricostruzione, dunque, precisa e lucida in tutti i suoi passaggi, che però contrasta vistosamente con la vaghezza e l’approssimazione della spiegazione che nello stesso interrogatorio dà circa le ragioni dell’attentato: "Non ho una ragione specifica per la quale ho scelto sia la città che il posto. Non ho ricevuto aiuto da nessuno nel collocare l’ordigno, nel prepararlo e nel farlo esplodere. Ho acquistato il telecomando da un impiantista da me scelto sulle Pagine gialle che si trova in un paese tra Copertino e Maglie. Non ricordo esattamente qual è il nome del paese. Ho acquistato la batteria dalla ditta – prosegue Vantaggiato – sulla via per Nardò. Ho acquistato la polvere pirica in più occasioni da vari rivenditori nel comune di Lecce. Insisto nel dire che la scelta del luogo ove è stata collocata la bomba è stata del tutto casuale e l’ho fatto perché ce l’avevo con il mondo intero e nello specifico perché prima si lavorava e si guadagnava adesso questo non succede più". Insomma, "voleva solo essere una forma di protesta", senza un obiettivo ben preciso. Ma allora perché aspettare che ci fosse qualcuno? E perché fare addirittura un sopralluogo il 5 maggio, come risulta dalle immagini delle telecamere, proprio in quello stesso posto?