Brucia il Museo Egizio e non si ferma “l’intifada” contro Mubarak

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Brucia il Museo Egizio e non si ferma “l’intifada” contro Mubarak

02 Febbraio 2011

Il Cairo. Continua l’intifada contro il governo Mubarak e secondo l’emittente Al Jazeera si iniziano a contare alcuni morti e "centinaia" di feriti negli scontri tra manifestanti pro e contro Mubarak in piazza Tahrir, non lontano dal Museo Egizio, che intanto ha preso a bruciare. La polizia non ha attaccato i dimostranti, ma si è limitata a un fitto lancio di lacrimogeni per disperderli.

Nello stesso tempo, fra i manifestanti delle varie fazioni si scatenava una violentissima sassaiola, con avanzate e ritirate improvvise e apparentemente illogiche, i carri armati fermi in mezzo alla folla e pochi isolati militari che si limitavano ad osservare la scena. Persino quando le pietre scagliate dalla folla hanno preso a rimbalzare sui mezzi corazzati, i soldati non hanno reagito.

L’opposizione denuncia che "si tratta di membri delle forze di sicurezza in borghese, criminali del Partito Democratico Nazionale che hanno assaltato piazza Tahrir", ma le autorità egiziane hanno smentito sia il numero dei morti, sia l’uso di agenti in borghese. Lontano dalla centralissima piazza del Cairo, gli sportelli bancomat sono tornati a funzionare per la prima volta dall’inizio delle proteste.

Ieri, sotto la pressione di Obama, il presidenta Mubarak ha annunciato che non si ripresenterà alle prossime elezioni previste per il prossimo settembre, ma per l’opposizione si tratta di una iniziativa insufficiente, il "faraone" deve lasciare il potere immediatamente, e venerdì scorso è prevista una nuova grande manifestazione. L’attività del parlamento è stata sospesa in attesa che i tribunali si pronuncino sui ricorsi sull’esito delle elezioni legislative di novembre, contestate dall’opposizione, mentre il coprifuoco è stato ridotto di due ore, dalle 17.00 alle 8.00 del mattino.

Anche i Fratelli musulmani si oppongono ad una prosecuzione dell’incarico di Mubarak: "Il popolo rifiuta tutte le misure parziali proposte ieri dalla guida del regime e non accetta alcuna alternativa all’abbandono del potere", recita un comunicato dell’organizzazione islamica. Il leader dell’opposizione egiziana Mohammad El Baradei, invece, ha accusato il governo, in un’intervista alla BBC, di usare "tattiche della paura" contro l’opposizione.

Il premier israeliano Netanyahu ha chiesto a Obama di pretendere dal governo egiziano che venga garantito il rispetto dell’accordo di pace sottoscritto nel ’79 con Israele. E, guardando proprio al 1979 anno della rivoluzione islamica in Iran, Abulhassan Bani Sadr, primo presidente della Repubblica islamica, fuggito dall’Iran e che vive in esilio in Francia ha dichiarato: "L’Egitto non sarà un nuovo Iran, i popoli musulmani reclamano libertà e democrazia, non un nuovo Khomeini".