Brunetta il più applaudito perché ha saputo smascherare i sindacati
30 Marzo 2009
Nella seconda giornata congressuale il popolo del PdL ha tributato una vera e propria standing ovation a Renato Brunetta, quasi a voler confermare a suon di applausi il primato che il ministro gode nei sondaggi. Ma perché il titolare della funzione pubblica e dell’innovazione è tanto popolare tra i suoi e nell’opinione pubblica? I motivi sono tanti.
Brunetta è in Forza Italia fin dall’inizio; nella sua attività è stato un vulcano di idee e di iniziative, tanto da incidere moltissimo nell’elaborazione culturale e programmatica del partito. Divenuto ministro in un settore delicato, strenuamente presidiato da un sindacalismo onnipotente non ha esitato a prendere di petto i problemi, anche se le sue iniziative (in materia di assenteismo per esempio) venivano pesantemente contestate dalle organizzazioni sindacali (con un sostanziale appoggio dei media) e accolte con preoccupazione persino all’interno del Governo e della maggioranza.
Da sempre il pubblico impiego è una tigre che gli esecutivi lisciano per il verso del pelo, sempre pronti ad accogliere le loro rivendicazioni col pretesto di incrementi di efficienza e di produttività destinati a restare sulla carta. Nella lotta all’assenteismo Brunetta non ha fatto nulla di speciale; si è limitato a denunciare il fenomeno e a invitare le amministrazioni ad effettuare le visite di controllo. Poi ha rafforzato queste prime azioni con ritenute sulla retribuzione accessoria in caso di malattia. Tutti attendevano una reazione violenta dei sindacati. Invece non è successo nulla, salvo qualche protesta nei talk show. Fatto sta che l’assenteismo – piaga storica del pubblico impiego – si è dimezzato.
Vinta la battaglia contro i "fannulloni", Brunetta ha dilagato, andando all’attacco di tutti i santuari del potere sindacale e dei privilegi e degli abusi dei lavoratori. Poi è stata la volta della legge n.104 del 1992, un provvedimento che riconosce ai lavoratori di assistere i parenti disabili, ma largamente abusato. L’attacco dell’opposizione è venuto forte e chiaro al grido "il governo vuole abolire la gloriosa legge 104!". Nulla di più falso. La legge in parola consta di ben 37 articoli che affrontano tutti gli aspetti della tutela del handicap (dalla scuola, all’inserimento al lavoro, al superamento delle barriere architettoniche e quant’altro). L’emendamento del governo riguardava un solo articolo (il 33) in cui sono disciplinati i permessi retribuiti (e coperti da contribuzione figurativa) riconosciuti ai parenti per l’assistenza prestata ai soggetti in grave situazione di handicap. L’obiettivo del Governo era quello di limitare gli abusi (tanto per fare un esempio, oggi il vincitore di concorso pubblico che ha un nonno convivente invalido ha diritto di scegliere la sede di lavoro per prestare assistenza al parente). Brunetta ha resistito nonostante che persino settori della maggioranza si fossero lasciati convincere dalle argomentazioni dell’opposizione.
Ma l’azione del ministro è andata ancora più avanti prendendo di mira lo scandalo dei permessi e dei distacchi sindacali (migliaia di pubblici dipendenti vengono pagati dalle loro amministrazioni soltanto perché facciano a tempo pieno il mestiere del sindacalista), nonché la questione dei c.d. precari della pubblica amministrazione, individuando per loro un percorso di regolarizzazione conforme alla legge. Queste norme sono ancora oggetto di esame del Senato, dopo l’approvazione della Camera. Su ambedue queste vicende le proposte di Brunetta sono state molto criticate, ma il ministro a tirato diritto. Nel frattempo sono stati rinnovati i contratti del pubblico impiego, per la prima volta secondo le compatibilità finanziarie previste dalla legge finanziaria.
Ma l’operazione più importante di Brunetta è stata l’approvazione della legge delega per la riforma del pubblico impiego, un provvedimento che, quando saranno predisposti e varati i decreti delegati attuativi rivolterà la pubblica amministrazione come un calzino. Ecco perché Brunetta è tanto amato dal suo partito e tanto popolare nell’opinione pubblica. Ha dimostrato che si possono fare anche le cose difficili, che i sindacati sono delle "tigri di carta" (gli scioperi della Cgil si stanno man mano esaurendo), che l’opinione pubblica è pronta per gesti di coraggio.