Bruxelles ha reso la vita difficile ai leader dei Balcani
07 Gennaio 2011
di Lavdrim Lita
La fine del 2010, in particolare il mese di dicembre per alcuni leader balcanici è stato il periodo peggiore dell’anno. Il 10 dicembre l’ex primo ministro croato Ivo Sanader è stato arrestato in Austria su mandato di arresto emesso dal suo paese. Adesso aspetta la sua estradizione nella prigione di Salisburgo e si dice pronto a rispondere alle accuse di corruzione. Molte persone pubbliche e politici hanno additato Sanader come la persona dietro a una serie di malversazioni finanziarie in ministeri e aziende pubbliche con lo scopo di trasferire denaro pubblico nei fondi neri del partito di Sanader, la Comunità Democratica Croata (Hdz) e in conti privati di vari politici.
Un paio di giorni prima del suo arresto, subito prima che il parlamento gli togliesse l’ immunità, Ivo Sanader era fuggito dalla Croazia e pensava di "assistere" al suo processo dagli Stati Uniti. Ma il piano è fallito perché gli americani hanno annullato il suo visto e gli "amici" austriaci lo hanno arrestato. Eppure solo un anno fa Washington aveva appoggiato pienamente Sanader per aderire alla Nato.
Il 13 dicembre il vincitore delle ultime elezioni in Kosovo, il premier Hashim Thaçi, non ha neanche avuto il tempo di festeggiare. Il giorno dopo il suo successo elettorale del 12 dicembre, l’europarlamentare del Consiglio d’Europa, Dick Marty, gia noto ai media per aver indagato sui voli Cia in Europa, ha confezionato un rapporto in cui indica Hashim Thaçi come il capo di un’organizzazione mafiosa, responsabile di traffici d’armi e di droga e addirittura di traffico di organi.
La relazione di Dick Marty intende dare una nuova lettura degli eventi a 10 anni di distanza dalla guerra del Kosovo, capovolgendo le posizioni tra vittime e carnefici, cercando di provare l’esistenza di una contro-pulizia etnica degli albanesi kosovari verso i serbi del kosovo. Secondo Thaci si tratta di un documento scandaloso, una autentica calunnia, frutto di una propaganda in atto contro il Kosovo da decenni anni. Ovviamente Marty dovrà mostrare le prove di tali accuse.
Il 21 dicembre il primo ministro ed ex presidente montenegrino Milo Djukanovic si è dimesso dopo cinque mandati da premier e uno da presidente della Repubblica. Le dimissioni di Djukanovic – che ha condotto il Montenegro all’indipendenza dalla Serbia nel 2006 – arriva a soli tre giorni dal conferimento dello status ufficiale di Paese candidato all’adesione all’Unione europea.
Secondo l’opposizione, sarebbe stata proprio l’Ue a premere sulle dimissioni in cambio dell’avanzamento del processo di adesione. Ma l’Unione non ha influenzato in alcun modo la decisione del Premier montenegrino Milo Djukanovic di dimettersi dalla sua carica, ha dichiarato il Commissario europeo per l’ allargamento Stefan Fule. Fule ha aggiunto che la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata è una priorità per i paesi candidati e per quelli che vogliono diventarlo. Djukanovic è indagato dalla magistratura di Bari per contrabbando di sigarette, le accuse non hanno mai avuto seguito grazie all’immunità del premier.