Bufera sulla Lega, indagato il tesoriere Belsito che poi si dimette
03 Aprile 2012
Non è un bel periodo per i tesorieri di partito. Dopo il caso di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita indagato per appropriazione indebita, la stessa accusa è stata mossa oggi a Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord, dagli uffici giudiziari di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Un’indagine nata dall’esposto di un militante del partito, che avrebbe denunciato l’utilizzo improprio di fondi del partito in alcuni investimenti in Tanzania, Cipro e Norvegia. In serata, Belsito si è dimesso.
Si parla di una cifra compresa tra sei o sette milioni di euro, derivante soprattutto dai rimborsi elettorali e dalle devoluzioni volontarie del 4 per mille dell’Irpef. Tra gli indagati nell’ambito della stessa inchiesta, altre quattro person, tutti imprenditori. Grave l’accusa per il tesoriere, a cui viene contestato anche il reato di truffa allo Stato: a questa ipotesi, secondo la procura, porterebbero i rendiconti ‘sospetti’ sull’attività del partito leghista. Una vicenda di cui rischia di dover rispondere il partito stesso, che potrebbe costituirsi parte offesa per quanto riguarda l’accusa di appropriazione indebita, ma che potrebbe essere chiamato anche a dare chiarimenti ai magistratri sull’operato del tesoriere, nel caso in cui venga confermata l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato.
Negli atti dell’indagine, in particolare nel decreto di perquisizione firmato dal pm milanese Alfredo Robledo, si fa riferimento a una gestione "opaca" della tesoreria della Lega Nord a partire dal 2004. Sempre secondo i magistrati titolari dell’inchiesta, la situazione non sarebbe migliorata con l’elezione a tesoriere di Belsito avvenuta nel 2009. Nel mirino dei pm sarebbero finite, tra l’altro, spese non registrate dal tesoriere che – sostengono i pm – sarebbero servite "per esigenze personali di familiari del leader della Lega. Si tratterebbe di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati". Ipotesi che adesso dovranno trovare riscontro.
La perquisizione della sede centrale della Lega Nord è stata eseguita stamattina dal pm di Napoli John Henry Woodcock che si è detto soddisfatto per la collaborazione mostrata dal partito durante il sopralluogo. Lo stesso magistrato passato agli onori delle cronache per altre vicende giudiziarie tra le quali l’arresto del parlamentare Alfonso Papa e del giornalista Luigi Bisignani nell’ambito delle indagini sul caso P4, che proprio ieri il Tribunale del Riesame di Napoli ha bocciato sostenendo che non c’erano i presupposti.
Il tesoriere del Carroccio respinge le accuse: "Mi è stato consegnato un avviso di garanzia in cui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamento illecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamo dire altro". Poi in serata, ha rassegnato le sue dimissioni da tesoriere.
Il caso, intanto, divide i lumbard. La componente maroniana della Lega invoca le dimissioni di Belsito, anche per difendere l’immagine del partito. Non solo: lo stesso Roberto Maroni ha dichiarato che si tratta di “un’occasione per fare pulizia”. Secondo quanto affermato dall’ex ministro dell’Interno a margine di un intervento all’Università Cattolica di Milano, il 22 gennaio era stato chiesto, “al consiglio federale che ci portassero i conti, che si facesse chiarezza e che Belsito facesse un passo indietro”, ma nulla di tutto questo fu fatto.
Francesco Belsito, classe 1971 approda nella Lega nel 2002, dopo una militanza nelle file liguri di Forza Italia, assumendo cariche via via più importanti, fino a raggiungere il ruolo di tesoriere nel 2009 e di sottosegretario alla Semplificazione con Roberto Calderoli ministro. Contestato dai maroniani, è sempre stato difeso dal leader della Lega Nord Umberto Bossi, che l’ha definito pubblicamente “un buon amministratore”.