Bulgaria e Moldova virano a Est. Vincono i candidati filorussi
14 Novembre 2016
Bulgaria e Moldova si avvicinano alla Russia di Putin: i candidati vicini a Mosca di entrambi i paesi hanno infatti vinto le elezioni presidenziali, mentre i candidati filo-Ue si vedono pesantemente sconfitti.
In Bulgaria ha vinto il candidato socialista e filo-russo Rumen Radev. Con il 99,33 per cento delle schede elettorali scrutinate, Radev ha ottenuto il 59,35 per cento dei consensi, mentre la sua avversaria, la presidente del parlamento e candidata del partito di governo Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria, Tsetska Tsacheva, ha ricevuto solo il 36,17 per cento delle preferenze.
Si tratta di un netto vantaggio che conferma gli exit poll pubblicati ieri sera alla chiusura delle urne. Un risultato che ha già provocato come prima conseguenza una crisi di governo: il premier conservatore in carica Bokyo Borisov ha annunciato le sue dimissioni dopo la sconfitta della sua candidata.
Tsetska Tsacheva non è riuscita infatti a invertire la tendenza del primo turno che la vedeva in netto svantaggio rispetto all’ex capo dell’aeronautica militare bulgara. I risultati ufficiali e definitivi verranno pubblicati mercoledì. Il nuovo presidente entrerà in carica il 22 gennaio.
“La sconfitta del Gerb è definita e chiara”, ha detto Borisov ai giornalisti dopo la pubblicazione degli exit poll. “In queste elezioni la gente ci ha mostrato che qualcosa non va come dovrebbe andare. Le nostre priorità possono essere buone ma ce ne sono a quanto pare di migliori. Quindi la cosa più democratica e più giusta da fare è dimettermi”, ha concluso Borisov. Le dimissioni del premier porteranno con probabilità a elezioni anticipate, forse già a marzo.
Il nuono premier, Rumen Radev, ha 53 anni e si è imposto nella politica bulgara cavalcando l’onda del malcontento, la lotta alla corruzione e la delusione dell’Unione europea. L’ex comandante delle forze aeree punta a un rafforzamento dei rapporti con Mosca e cerca di bilanciarli con l’appartenenza all’Unione europea e alla Nato. Radev ha dichiarato infatti che è pronto a instaurare un dialogo aperto con la Russia e con gli Stati Uniti e si è impegnato a lavorare per eliminare le “sazioni” europee contro Mosca.
Anche Moldova svolta a Est
Alle elezioni presidenziali della Moldova ha vinto Igor Dodon. Con il 97% dello scrutinio completato, il leader del Partito socialista ha preso il 55,3% dei voti, mentre la candidata pro-europea Maia Sandu si è fermata al 44,7%.
“Abbiamo vinto, lo sanno tutti”, ha dichiarato Dodon a notte fonda. I due candidati sono arrivati alla sfida decisiva di ieri con visioni diametralmente opposte riguardo il futuro del loro Paese, tra Ucraina e Romania, piccola – 3,5 milioni di abitanti – ma strategica cerniera tra l’Unione europea e l’ex Unione sovietica.
Ministro dell’Economia di un governo comunista dal 2006 al 2009, Dodon ha sostenuto che la proiezione verso la Russia è naturale per la Moldova, e ha promesso di revocare la parte economica dell’Accordo di associazione con l’Ue, che ha irritato pesantemente il Cremlino, lo stesso dossier che fece scattare la crisi ucraina a fine 2013.
“La prima visita ufficiale da presidente sarebbe in Russia. Dobbiamo trovare un linguaggio comune su alcune questioni molto importanti: export, migrazione, la questione della Transdnistria. Dopo andrei a Bruxelles, dove discuterei i problemi di collaborazione bilaterale e poi a Bucarest e a Kiev”, ha dichiarato nel corso dell’ultimo dibattito televisivo Dodon alla domanda sulla destinazione del primo viaggio ufficiale in caso di vittoria.