C-span boccia Trump, al quartultimo posto tra i presidente Usa. Ma l’ermeneutica lo riabilita
16 Luglio 2021
di Vito de Luca
C’è una classifica, che negli Stati Uniti ha avuto nell’ultimo periodo una certa eco sulla stampa, in cui vengono elencati i presidenti americani in una graduatoria sulla loro passata capacità di governo: Il Presidential Historians Survey 2021, consultabile su https://www.c-span.org/presidentsurvey2021/. Ebbene, Trump è stato piazzato al quart’ultimo posto, in una lista in cui peggio di lui avrebbero fatto solo tre democratici, come Franklin Pierce, nel suo mandato che andò dal 1853 al 1857, Andrew Johnson, presidente dal 1865 al 1869, e James Buchanan, alla Casa Bianca dal 1857 al 1861.
Quali sono stati i criteri per il giudizio finale? C- Span, com’è noto, è una televisione via cavo che nel 2000, creando un team originario di consulenti accademici, ha ideato un sondaggio in cui i partecipanti utilizzano una scala da 1 (“non efficace”) a 10 (“molto efficace”) per valutare ciascun presidente su 10 particolari qualità di leadership presidenziale: Public Persuasion (diciamo anche il carisma unito ad una certa dose di retorica), Crisis Leadership (intendiamola come responsività, ovvero quella capacità del Capo di rispondere ad esigenze sorte improvvisamente, come una crisi, anche naturale), Economic Management (la gestione economica), Moral Authority (autorità morale), International Relations (le relazioni internazionali), Administrative Skills (competenze amministrative), Relations with Congress (rapporti col parlamento), Vision / Setting an Agenda (la programmazione), Pursued Equal Justice For All (l’dea di giustizia per tutti) e Performance Within Context of Times. Un concetto, quest’ultimo, dal sapore ermeneutico, in cui si cerca di misurare l’azione presidenziale, tenendo conto dello Zeitgeist, dello spirito del tempo in cui si agisce. Anche se, va detto, C-Span ha dato piena libertà di interpretazione a ciascuno per ognuna delle 10 definizioni.
Un sondaggio al quale hanno aderito 142 storici e studiosi statunitensi, basandosi su ricerche sul campo ad opera del network. Ogni categoria, inoltre, ha lo stesso valore delle altre al fine del punteggio finale.
Ebbene, per Trump è stata la Public Persuasion, il talento nella persuasione, l’aspetto retorico della sua comunicazione, il cavallo di battaglia, rispetto al quale gli sono stati assegnati 43.9 punti, mentre il parametro peggiore risulterebbe essere la sua “autorità morale”, 18.7 punti. In totale, Trump ha raggranellati 312 punti, su un totale potenziale di 1000 (il “miglior” presidente sarebbe Lincoln, con 897).
Ovviamente, è ancora troppo presto per giudicare con il distacco dello storico la presidenza Trump, e dunque quella di C-Span, la quarta nella sua storia, è una rilevazione che lascia il tempo che trova. Basti pensare che presidenze all’inizio considerate negativamente, come per Eisenhower e Reagan, successivamente, anche sulla base di nuovi documenti, sono state ampiamente rivalutate. Anzi, per Trump, da un lato osannato e dall’altro odiato forse come non mai, potrebbe addirittura volerci più tempo prima di decretare un giudizio sereno. Soprattutto per quanto riguarda la voce “Relazioni internazionali”, rispetto alla quale è possibile che per i quattro anni di pace garantiti da Trump nel mondo, i posteri un giorno gli conferiranno un punteggio ancora più alto.
E chissà che gli storici non apprezzeranno maggiormente il personaggio “Trump”, come molti hanno fatto con Truman dopo la biografia vincitrice del Premio Pulitzer di David McCullough nel 1992. Anche da un punto di vista “morale”, la qualità per la quale l’ex presidente repubblicano ha ricevuto il voto più basso, Trump fra qualche decennio potrebbe essere rivalutato, per non parlare della gestione economica, che sotto la sua presidenza ha riportato anche l’occupazione lavorativa a livelli mai raggiunti negli ultimi venti anni.
Qualcuno lo reputa impossibile, visto che Warren Harding diede una spinta decisiva ad un’economia fiorente, quella dei primi “anni ruggenti”, ma anch’egli è stato giudicato negativamente tuttora, classificandosi al 37° posto nel sondaggio di C-Span. Forse è proprio dalla “moralità” di Trump, che negli anni sarà possibile osservare un salto in avanti in un prossimo giro di valutazione. Gadamer ci ha insegnato che “la storia degli effetti”, il giudizio su un evento di cui già si conoscono le conseguenze, ha una sua rilevanza. E chissà che l’”autorità morale” di Trump, per gli effetti a lungo termine della sua politica, non gettino nuova luce sui suoi primi quattro anni a Washington.