Cai non declassa Malpensa né sceglie Fiumicino come hub
14 Maggio 2009
L’annuncio dell’amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli, di abbandonare Malpensa e al contempo puntare su Fiumicino non deve stupire.
In realtà il de-hubbing di Malpensa da parte della nuova compagnia di bandiera è avvenuto dal momento in cui è nato il nuovo vettore e tale idea era già presente ritiro nel Piano industriale di Maurizio Prato del settembre 2007, ex amministratore delegato dell’ormai fallita compagnia di bandiera.
I dati sono molto chiari e non lasciano spazio ad alcun dubbio; nei primi tre mesi del 2009 Alitalia ha trasportato l’87 per cento in meno di passeggeri rispetto al primo trimestre 2008 a Malpensa e nel complesso, lo scorso anno, la compagnia ha trasportato circa 7,7 milioni di passeggeri in meno rispetto al 2007 nello scalo varesino.
Uno dei principali problemi della compagnia aerea Alitalia, ben prima del fallimento, era quello di avere il doppio hub, cioè Malpensa e Fiumicino. In realtà la compagnia non ha mai avuto gli aerei necessari per potere sostenere una tale struttura di business.
La conferenza stampa, tenutasi lo scorso martedì 12 maggio, serve dunque a fotografare una situazione ben chiara al management della nuova compagnia aerea e non porta dei significativi cambiamenti.
Con questo chiarimento interno aziendale, il focus del vettore si sposta sui passeggeri in arrivo in Italia, principalmente i turisti leisure, mentre i turisti outgoing, principalmente la clientela business, difficilmente sarà soddisfatta.
Questo cambiamento, molto facile a parole, in realtà richiede nei fatti uno stravolgimento completo. Portare fuori dall’Italia uomini d’affari implica una rete di vendita principalmente italiana che sappia vendere biglietti in Italia.
Focalizzarsi sulla clientela incoming, richiede invece degli agenti in tutto il mondo, che possano vendere i biglietti aerei Alitalia a tutti i clienti globali che vogliano recarsi in Italia. Questo cambiamento non sarà facile da attuare, ma la nuova compagnia può essere aiutata in questo dal principale azionista, la francese AirFrance.
Alitalia per un certo periodo di tempo ha pensato probabilmente di ritornare su Malpensa, come dimostra il tavolo di trattativa aperto con SEA, la Regione Lombardia e il Comune di Milano; tuttavia in cambio del riposizionamento degli aerei sullo scalo varesino, si chiedeva la chiusura totale di Linate, con la sola eccezione Milano – Roma, nella cui tratta la compagnia di bandiera possiede il 98 per cento del mercato.
I decisori politici del Nord Italia hanno giustamente evidenziato che, avere un livello di aeromobili inferiori al 2007 per lo scalo di Malpensa, non valeva la perdita di circa 7 milioni di passeggeri su Linate.
In realtà la scelta è supportata da alcuni dati molto importanti; in primo luogo l’abbandono di Alitalia su Malpensa è stata in parte sopperita con l’arrivo o il rafforzamento di altre compagnie. In particolare è nata Lufthansa Italia che posizionerà 9 aerei sullo scalo lombardo e che nei primi quattro mesi del 2009 ha trasportato più di 500 mila passeggeri. Inoltre, la seconda low cost europea, Easyjet, ha puntato fortemente su Malpensa tanto che attualmente è il primo operatore sullo scalo.
Nel 2008, a fronte di una perdita di 7,7 milioni di passeggeri di Alitalia, le altre compagnie ne hanno trasportati oltre 3 milioni in più rispetto al 2007.
Il mese di aprile di questo anno inoltre fa ben sperare la SEA; lo scalo di Malpensa ha visto un aumento di circa l’8 per cento dei passeggeri, nonostante Alitalia abbia dimezzato i passeggeri trasportati rispetto allo stesso mese del 2008. Certamente il dato è influenzato dalla Pasqua posticipata, ma l’incremento degli altri vettori differenti dalla compagnia di bandiera di oltre il 20 per cento, mostra che l’aeroporto riesce a trovare sul mercato altri clienti.
La scelta di Alitalia non è dunque tanto quella di focalizzarsi su Fiumicino, perché sullo scalo romano in realtà non verrà creato un vero hub; infatti il numero totale di voli intercontinentali settimanali sarà inferiore a 100, pari a circa un decimo di quanti ne effettua AirFrance dal solo scalo di Parigi Charles de Gaulle.
Alitalia, nella conferenza stampa di due giorni orsono, ha riconfermato quello che era già chiaro dal “Piano Prato” del settembre del 2007 e implicitamente ha riaffermato che vuole rimanere una compagnia domestica, con meno del 3 per cento della quota di mercato europea; infatti il focus della compagnia resterà prettamente il mercato nazionale. In definitiva si potrebbe concludere parafrasando una famosa frase: nulla di nuovo da Alitalia.