Calais, è caos dopo lo sgombero

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Calais, è caos dopo lo sgombero

25 Ottobre 2016

Dopo mesi di promesse, rinvii, veleni e polemiche, ieri, sono scattate le operazioni di sgombero della tendopoli dei migranti a Calais, la cosiddetta ‘Giungla’. Alle 5 i primi gruppi di migranti erano già in fila fra le transenne. Delle oltre settemila persone da trasferire, solo 2.318 migranti sono stati accompagnati nei centri di accoglienza. In maggioranza sudanesi. Viste le tensioni palpabili, la polizia fa sapere che lo sgombero, definito dal governo francese “un’operazione umanitaria”, potrebbe durare fino a dieci giorni. Ieri almeno tremila persone si sono rifiutate di mettersi in fila. Poco prima dell’alba i più aggressivi hanno perfino cercato di scoraggiare altri migranti già pronti. Alle 8, quando il primo pullman è finalmente riuscito a partire, tutto si è svolto con più calma.

Migranti suddivisi in gruppi: maggiorenni soli, famiglie, minorenni soli, persone vulnerabili come donne sole e malati. Fuori dalla Giungla, i migranti hanno incontrato i funzionari dell’Ufficio immigrazione: gli è stata proposta una scelta tra 11 regioni di destinazione. Nessun funzionario è entrato nella Giungla. Troppo pericoloso. Solo i migranti che hanno percorso i 300 metri che portano all’hangar hanno avuto un braccialetto del colore corrispondente alla regione indicata. Poi sono stati fatti salire sui bus. Molti profughi non parlano né leggono il francese e non è così semplice interagire.

Nella notte non si sono fermati neppure i lanci di lacrimogeni del manipolo di  No Borders. Gli attivisti, dalla parte dei più recalcitranti a lasciare la Giungla, cercano ancora denaro contante e contatti per far raggiungere la Gran Bretagna a chi non ha intenzione di partire. Migranti che non hanno nessuna intenzione di restare nel confine francese, tantomeno di essere chiusi in un centro. Sono convinti che ci sia un modo per raggiungere Londra, magari nascosti nei camion che accedono ai traghetti.

Intanto, nei comuni, ci si divide sull’accoglienza. A Pierrefeu-du-Var, che ospita uno dei 450 centri allestiti per l’operazione, la gente è in piazza. Divisa tra pro e contro come in altre località. L’esecutivo non esclude di espellere chi non ha i requisiti per l’asilo. Dignità e rispetto dei diritti umani, la linea iniziale dello sgombero. “I problemi ci saranno nel fine settimana”, denuncia Christian Salomé di Auberge des migrants.

A fine giornata, come già scritto, ha riferito il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, i migranti trasferiti nei centri di accoglienza e orientamento erano 2.318 sugli oltre 6.000 presenti nel campo. “Oggi dimostriamo che la Francia è un Paese che sa trattare situazioni particolarmente difficili”, ha esultato Hollande, che con questa operazione spera di recuperare qualche punto della sua malconcia popolarità. Anche se per lui la strada è tutta in salita.