Calca di fedeli alla Mecca, è strage: 717 morti e 805 feriti
24 Settembre 2015
di redazione
Assume dimensioni catastrofiche la tragedia della Mecca, in Arabia Saudita. La strage è avvenuta durante la Festa del Sacrificio, il momento culminante del pellegrinaggio al luogo santo dell’Islam: alle porte della città saudita, la ressa di fedeli che si accalcavano per il rituale della “lapidazione di Satana” ha provocato 717 morti e 805 feriti. Un massacro dalle dimensioni impressionanti.
La tragedia si è verificata nella Valle di Mina, a una decina di chilometri dalla Mecca, mentre i fedeli si riversavano dai campi dove dormono al luogo dove compiono il rito della lapidazione dei tre pilastri che rappresentano le tentazioni del diavolo. La calca si è formata intorno alle 7: la ressa si è scatenata quando centinaia persone che si allontanavano si sono scontrate con l’enorme flusso di pellegrini che vi volevano accedere. Per la Mecca è una strage persino più grave di quella del 2006, costata la vita a 364 fedeli.
L’incidente segue di pochi giorni quella avvenuto l’11 settembre, quando una gru era precipitata sulla Grande Moschea della Mecca durante i lavori di ristrutturazione, causando 107 morti e 238 feriti.
Imponenti i soccorsi, con oltre 4mila persone impiegate e almeno 220 ambulanze sul posto. Quest’anno alla Mecca si calcola che ci siano quasi due milioni di persone (3 milioni secondo Riad), quasi un milione e mezzo stranieri, per cui tra le centinaia di vittime è probabile che molti siano stranieri.
Il pellegrinaggio è spesso teatro di resse mortali, causate da disordini o incendi. Il governo di Riad, custode dei luoghi santi, ha speso miliardi per mettere al sicuro il percorso, anche con tecnologia molto sofisticata: i fedeli accedono al luogo attraverso tunnel e via elevate e il governo non solo ha ampliato i tre pilastri, ha anche costruito un ponte a tre piani per incrementare la superficie di spazio a disposizione dei pellegrini e aumentare il numero di entrate e uscite al luogo del rituale. Non solo: sul posto, operano oltre 100mila agenti che, con l’ausilio di migliaia di telecamere, dovrebbero consentire ai fedeli di disperdersi prima che la folla raggiunga livelli di densità al limite. Gli altoparlanti inoltre incitano di continuo a non accalcarsi. Ma l’Iran ha subito puntato il dito su presunte falle nella sicurezza: il responsabile dell’organizzazione iraniana dell’Haji, Said Ohadi, ha riferito che per "ragioni sconosciute" è stata chiusa una strada vicino al luogo della cerimonia, dove poi è avvenuta la calca mortale.