Calderoli, fiori a Kyenge non bastano. Letta marca stretto Maroni
16 Luglio 2013
di redazione
"Il ministro ha accettato le mie scuse," dice Roberto Calderoli, "le manderò un mazzo di rose". Il vicepresidente del Senato dunque si scusa con il ministro Kyenge ma non si dimette. "Non sono razzista", dice. La Lega Nord tiene duro, non abbandona un personaggio storico del partito e, pur con tutte le divisioni interne tra ex cerchio magico e barbari sognanti, resiste all’onda della indignazione, dal Colle al Premier al Parlamento. Caso chiuso? Neppure a parlarne. Per il premier Letta il passo falso di Calderoli è utile a una "chiamata in correità" del segretario Maroni che non ha indotto Calderoli a dimettersi. "Altro che tutto rientrato, la scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli", sottolinea Letta che aggiunge, "Purtroppo la sua è una carica che non è oggetto di voce di sfiducia, ma così facendo Maroni è correo dell’insulto al ministro Kyenge". L’impressione è che il presidente del Consiglio tenga sotto pressione la Lega Nord, quella stessa Lega che durante il question time della settimana scorsa aveva aperto il vaso di Pandora kazako in parlamento.