Cambogia. Duch condannato a 35 anni per crimini contro l’umanità
26 Luglio 2010
di redazione
Kaing Guek Eav, alias Duch, ex direttore del centro di detenzione S-21 dove oltre quindicimila persone vennero arrestate, torturate e poi uccise nei ‘killing fields’, è colpevole di crimini contro l’umanità e per questo condannato a 35 anni di carcere dall’Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia (Eccc).
La sentenza del tribunale istituto con il sostegno dell’Onu e chiamato a giudicare sui crimini commessi dagli ex leader Khmer rossi è arrivata questa mattina, dopo ben 31 anni dalla caduta del regime guidato da ‘Pol Pot’, morto nel 1998. Duch, 67 anni, aveva fatto le sue ammissioni di colpa già durante le udienze che si erano tenute nel giugno dello scorso anno. "Non mi sento di accusare i miei subordinati. Io sono vergognosamente responsabile", aveva affermato Duch in quell’occasione riferendosi alle immagini dipinte da uno dei sopravvissuti a S-21, il pittore Vann Nath, e che ritraggono i ‘figli di Angkar’ in abito nero mentre scagliano neonati e bambini contro tronchi d’albero.
Già nelle prime udienze di marzo, a un mese dall’inizio del processo, Duch aveva chiesto scusa per gli orribili crimini commessi, pur continuando a negare di aver ricoperto un ruolo centrale tra i quadri di ‘Kampuchea Democratica’. Dall’inizio di un processo più volte rimandato per mancanza di fondi, Duch ha sempre ammesso di non aver mai ucciso nessuno personalmente e di aver torturato solo due persone, durante la direzione di S-21, ovvero uno dei 196 centri di detenzione creati durante il regime instaurato da Pol Pot tra il 1975 e il 1979. Per l’ex professore di matematica, i giudici hanno inoltre tenuto conto degli undici anni già trascorsi in carcere e hanno concesso una riduzione di cinque anni rispetto alla richiesta iniziale del pubblico ministero perchè detenuto illegalmente, ovvero senza che gli fosse mai stata formalizzata un’accusa.
Quello di oggi è il primo verdetto dell’Eccc, che dovrà ascoltare ed emettere una sentenza anche nei confronti degli altri quattro imputati nel processo. Si tratta di Khieu Samphan (alias Hem), ex-capo di Stato di Kampuchea Democratica, Ieng Sary, ex-ministro degli Esteri, sua moglie Ieng Thirith (alias Phea), ex ministro degli Affari sociali, e Nuon Chea, considerato il capo ideologico del gruppo: sono accusati di genocidio e crimini contro l’umanità. Accuse che dovranno essere provate nelle udienze che dovrebbero iniziare entro l’anno. Fu nel 1997, un anno prima della morte di Pol Pot, che l’Onu diede inizio ai negoziati con la Cambogia, raggiungendo un accordo solo nel 2003 per stabilire un tribunale in grado di processare gli ex-leader dei Khmer rossi. Il budget iniziale per le spese processuali di 56 milioni di dollari è andato progressivamente aumentando, fino a toccare quota 169 milioni.