Cameron primo ministro. I Conservatori tornano dopo 13 anni
11 Maggio 2010
Alla fine ce l’ha fatta. David Cameron ha strappato un accordo a Nick Clegg ed è diventato il nuovo primo ministro inglese. I Lib-Dem entrano nella coalizione con i Tory mentre Gordon Brown, il grande sconfitto di queste elezioni, dopo aver cercato fino all’ultimo di agganciare Clegg si è arreso, annunciando le sue dimissioni.
Brown ha voluto ricordare l’impegno dei soldati di Sua Maestà in Afghanistan, ha ringraziato la moglie Sarah, dicendo che "Ho fatto questo lavoro non per il privilegio o il prestigio che ne deriva ma per la possibilità di servire le persone". Finisce un’era, 13 anni ininterrotti di "New Labour", ma non è ancora del tutto chiaro quanto sarà stabile il periodo che si apre nella politica inglese.
La Coalizione fra Tory e Lib-Dem, benedetta dalla Regina Elisabetta, sarà, nelle parole del neo-premier, "un governo solido, stabile e buono". Cameron promette di affrontare, da subito, i grandi problemi che affliggono il Paese, il deficit, il conflitto sociale e "un sistema politico che necessita di riforme", miele per le orecchie di Clegg, che alcuni vogliono come vicepremier, e che ha agganciato l’accordo con i conservatori alla possibilità di una riforma del sistema elettorale, visto che quello attualmente in uso ha penalizzato fortemente la terza forza della politica inglese. Cameron ha anche esaltato i valori della famiglia e della responsabilità sociale, rendendo omaggio a Brown, "grazie al quale la Gran Bretagna è più aperta e compassionevole e all’estero". Ma non sarà il vecchio Gordon a guidare il partito laburista in futuro, e i delfini affilano le armi per la successione, fra tutto il ministro degli esteri Miliband.
Tramonta, quindi, lo spauracchio del parlamento “hung” – privo cioè di una maggioranza assoluta – e i Lib-Dem ora aspettano di ricevere dal nuovo premier maggiori informazioni sulla natura del patto di coalizione, in primis la riforma del sistema elettorale. Se la riforma non dovesse arrivare, c’è il rischio che il partito liberaldemocratico si spacchi. Come ha spiegato all’Occidentale il Professor Giorgio Rebuffa, Ordinario di Sociologia del Diritto e Filosofia all’Università di Genova, a dettare le condizioni dell’accordo sono stati i Conservatori, e sulla riforma del sistema elettorale potrebbe darsi che conservatori e lib-dem non arriverrano molto lontano.
Un’altra spina nel fianco della nuova coalizione potrebbe essere quella dell’immigrazione, visto che in campagna elettorale Clegg aveva proposto una sanatoria per i clandestini. Secondo il professor Rebuffa non si tratta però di un problema insormontabile, visto che dalla metà del XX secolo la Gran Bretagna è sempre stata interessata dall’arrivo di flussi massicci di persone, soprattutto da parte di africani, indiani e pakistani, che alle ultime elezioni hanno comunque dato il loro voto ai laburisti.
La stampa e le tv negli ultimi giorni ci avevano ragalato l’immagine di un Paese instabile, e di una elezione senza un vincitore. Potrebbe anche darsi che si tornerà al voto, ma in fondo non è accaduto nulla di traumatico, il sistema politico della democrazia inglese è forte ed ha retto anche a questa prova; se anche la Coalizione dovesse avere vita breve, gli inglesi probabilmene non lo vivranno come un dramma nazionale. Nel 2005 Blair diventò primo ministro per un soffio, e anche Churchill negli anni dovette cavarsela in questo modo. Ora la rivoluzione conservatrice riparte da David Cameron, in minoranza.