Camorra. Arrestati 4 giovani: scene di raid punitivo riprese in video
21 Aprile 2010
di redazione
Il 14 marzo scorso, 6 persone fecero irruzione a volto coperto ed armate di pistola, di un mitragliatore Kalashnikov, di una mitraglietta Skorpion e di un fucile a canne mozze, prima nella sala giochi "Hollywood Casinò" di Giugliano e poi, a distanza di soli 18 minuti, nel centro Bowling "Big One" di Pozzuoli. Ad inchiodarli le riprese della telecamera di sorveglianza.
Incuranti della gente terrorizzata alla loro vista, i sei cominciarono a sparare contro attrezzature e suppellettili dei locali in mezzo a persone che solo per caso sono riuscirono a sfuggire a proiettili vaganti. Molti dei presenti furono costretti a sdraiarsi a terra per non essere colpiti ed alcuni vennero anche sfiorati dalle pesanti slot machines rovesciate dai componenti del gruppo criminale. Poi è stata la volta del bowling di Pozzuoli. Anche qui è la calma che accompagnava tutti i gesti. C’era anche una famiglia che gioca: padre, madre e due bimbe, ma i criminali entrarono e sparsero comunque liquido infiammabile. Poi diedero fuoco a tutto: nonostante le bimbe piangessero e urlassero, i malviventi hanno continuato a mettere a segno il raid.
A conferma della ferocia delle spedizioni punitive, il tentato omicidio di un uomo che, a bordo della sua autovettura, si trovò casualmente a transitare nei pressi del locale di Giugliano e, vedendo il gruppo armato, tenetennò per paura nel manovrare la sua auto. Uno dei sei banditi gli sparò contro un colpo di pistola, colpendolo ad una gamba. Il proiettile gli sfiorò l’arteria femorale.
Le indagini congiunte di carabinieri e guardia di Finanza dei comandi provinciali di Napoli hanno permesso di identificare i sei autori delle spedizioni, tra le quali vie è anche un minorenne. Tutti sono ritenuti affiliati al clan camorristico dei Nuvoletta, egemone a Marano. Nel corso delle investigazioni, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è stato accertato il movente dei raid: dissidi personali e di carattere economico tra uno dei fermati, Giuseppe Palumbo, di 34 anni, mandante ed esecutore delle spedizioni punitive, la moglie ed uno zio di quest’ultima.
Gli investigatori hanno accertato che la donna si era separata dal marito ed era stata accolta nella casa di un suo zio, il proprietario dei due locali, che a giudizio di Palumbo erano stati acquisiti a discapito di un fratello e di un nipote (quest’ultimo è legato da vincoli di parentela e di amicizia proprio con Giuseppe Palumbo).
Due degli indagati sono riusciti a sfuggire alla cattura. Tutti dovranno rispondere a vario titolo di tentativo di omicidio, sequestro di persona, rapina, incendio, danneggiamento e detenzione e porto di armi da guerra, aggravati dell’aver agito con metodo mafioso.