Camorra. Arrestato Diana, boss latitante dei Casalesi

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Camorra. Arrestato Diana, boss latitante dei Casalesi

03 Maggio 2009

Con l’ arresto di Raffaele Diana le forze dell’ ordine mettono a segno un altro colpo nella caccia ai capi del clan dei Casalesi. Diana, 56 anni, inserito nell’ elenco dei 30 latitanti più pericolosi, è ritenuto dagli investigatori il capo dell’ ala guidata da Francesco Schiavone, detto "Sandokan", che è detenuto in regime di 41 bis.

Ricercato dal 2004, dopo la fuga al termine di un permesso-premio, Diana, detto "Rafilotto" ed originario di San Cipriano d’Aversa, è considerato il responsabile dell’ omicidio di Paride Salzillo, nipote del boss Ernesto Bardellino, che gli dava ordini per telefono dal Brasile.

Salzillo sparì nel marzo 1988, lo stesso giorno in cui Bardellino fu ucciso, e il suo corpo non è stato più trovato. Assegnato al soggiorno obbligato nel modenese, Diana aveva organizzato un giro di estorsioni in Emilia-Romagna, dove fu arrestato nell’ ambito dell’ operazione "Zeus". Condannato a sette anni e mezzo di reclusione, ottenne nel 2004 un permesso premio dal quale non era più rientrato.

La squadra mobile di Caserta ha sorpreso poco dopo le 18 il boss in un appartamento di via Torino a Casal di Principe (Caserta), roccaforte del clan. Il suo nascondiglio era un cunicolo di cemento, dal quale gli agenti lo hanno stanato. Il proprietario dell’ appartamento, che non aveva precedenti penali, è stato arrestato. Al nascondiglio si accedeva attraverso una botola scorrevole ricavata nel pavimento e nascosta da una libreria. Nel marzo scorso ancora i carabinieri individuarono nell’abitazione di Diana un doppiofondo nella parete della cucina con lo spazio sufficiente per nascondere una persona.

Diana aveva con sè una sacca con una pistola calibro 9 per 21, una 7.65, ed un silenziatore oltre alle munizioni. Agli agenti, che stavano cominciando a picconare il cunicolo in cemento avrebbe detto: "Sono armato, ma non sparate". Secondo il capo della squadra mobile di Caserta Rudolfo Ruperti, è molto probabile che Diana si era trasferito da pochi giorni in quest’ultimo nascondiglio. Altri due covi utilizzati dal boss dei Casalesi, sempre nel casertano, erano stati scoperti in passato dai carabinieri. "Abbiamo tolto di mezzo un pezzo importante della organizzazione dei Casalesi", commenta Ruperti, un capo pericoloso, come testimoniano le armi che aveva con sè.

Il 30 aprile è stato arrestato Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco, ritenuto il portaordini del fratello, che è detenuto. Il 14 gennaio a Mignano Montelungo era stato arrestato il superlatitante Giuseppe Setola, ritenuto il capo dell’ ala stragista dei Casalesi, responsabile, tra l’ altro, dell’ agguato contro sei immigrati del Ghana il 18 settembre 2008 ad Ischitella, sul litorale domizio.

Il ministro degli interni Roberto Maroni si è complimentato con il capo della polizia Antonio Manganelli per la cattura di Diana, "un altro durissimo colpo inferto ai Casalesi, frutto dell’efficace strategia di contrasto alla criminalità organizzata messa in atto in quel territorio da governo e ministero dell’Interno". Restano ancora liberi Michele Zagaria e Antonio Iovine, latitanti da 14 anni, che continuano dai propri nascondigli a tirare le fila del clan, colpito duramente, ma ancora attivo e in grado di far paura.