Caporalato, la Boldrini lancia il suo appello: no a restare inermi

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Caporalato, la Boldrini lancia il suo appello: no a restare inermi

01 Agosto 2016

“Speriamo che da oggi cominci un nuovo percorso. Le braccianti morte sono eroine, donne coraggio”. E’ questo il messaggio che la delegazione di braccianti pugliesi ha portato alla presidente della Camera, Laura Boldrini, incontrandola a Montecitorio. E alla presidente della Camera una delegazione di Flai-Cgil ha consegnato anche il rapporto su agromafie e caporalato, a cura dell’osservatorio Placido Rizzotto.

Che dal canto suo ha risposto: il caporalato “è una piaga sociale. La mafia non uccide solo quando spara ma può uccidere in tanti modi diversi, uccide nelle campagne e nella Terra dei Fuochi. Un Paese democratico non può guardare inerme rispetto a ciò che accade a migliaia di lavoratori”. La consueta dose di banalità, pertanto, delal Boldrini nel ricevere la delegazione di braccianti pugliesi.

E ha aggiunto sulla stessa falsa riga: “Io vorrei che tutte le forze politiche si unissero in questa battaglia e sono felice che il Parlamento non sia stato a guardare. La corsa al ribasso dei diritti tocca tutti, inizia con i migranti e arriva alle braccianti e ai lavoratori e lavoratrici italiani, è una corsa che non grazia nessuno e per questo il lavoro va valorizzato”. Rimarcando, poi: “la vostra è una battaglia per che non fate solo per voi ma per tutte le donne” in queste condizioni.

Una delle braccianti che Boldrini ha incontrato in Puglia lo scorso primo maggio, ha raccontato  come la sua vita lavorativa sia peggiorata da quando la sua battaglia mediatica è emersa alla luce del sole. Questo il suo breve racconto: “Per un po’ ho scelto di non lavorare per coerenza e perché sapevo che sarai stata in un certo modo. Purtroppo anch’io ho bisogno di avere un minimo di giornate e alla fine ho accettato di lavorare in un magazzino ortofrutticolo. Lì mi hanno detto di mentire” sulle condizioni di noi lavoratori “nel momento in cui sarebbe arrivato l’ispettorato del lavoro. E mi hanno detto che se avessi rifiutato sarebbe stato meglio che mi licenziassi”.

Nella delegazione era presente anche il marito di Paola Clemente, morta l’anno scorso di fatica mentre raccoglieva l’uva. “Spero che il sacrificio di Paola sia servito”, ha affermato il marito della bracciante.