Cara ministra Kyenge, a Balotelli preferiamo Shady Hamadi

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Cara ministra Kyenge, a Balotelli preferiamo Shady Hamadi

05 Maggio 2013

di Ronin

La ministra della integrazione Cecile Kyenge conferma che a breve presenterà un provvedimento di riforma della legge sulla cittadinanza. "Non è una priorità del mio ministero," spiega, "è la società che lo chiede". E già qui, che gli italiani alle prese con tasse e disoccupazione mettano il tema della cittadinanza al primo posto, qualche dubbio viene.

Ma la ministra va oltre e, stuzzicata da una domanda di Lucia Annunziata, risponde che sì, Mario Balotelli, Supermario, potrebbe essere il testimonial della campagna per la cittadinanza. Sappiamo bene che la stella del calcio italiano sarebbe un volto mediatico di sfondamento per la sinistra che guarda all’elettorato "migrante". Balotelli è bravo nel suo mestiere, famoso in tutto il mondo (la copertina di TIME), ha incontrato anche Napolitano ma purtroppo, sarà l’età, tutto sembra meno che un saggio.

Davvero vogliamo scegliere come testimonial dei "nuovi cittadini" un giovane miliardario che gira in Ferrari, cambia partner alla velocità della luce, ha fatto scoppiare un incendio in casa perché si era messo a lanciare petardi? Non è moralismo. Balotelli piace anche a noi perché esprime forza, giovinezza, indossa la maglia della Nazionale e fa impazzire gli italiani dal dischetto. In fondo incarna quella cultura del successo personale, quel culto dell’immagine sopra ogni altra cosa che – almeno così ci sembrava – la sinistra aveva derubricato a sottosviluppo antropologico berlusconiano.

Ci permettiamo però di suggerire alla ministra qualche altro nome tra i "personaggi di seconda generazione" che potrebbero diventare sponsor dell’immigrazione italiana, se mai quella campagna mediatica per la cittadinanza dovesse partire in grande stile. Balotelli fa sognare, ma proviamo a trovare qualcuno che ci aiuti anche a pensare. Per esempio Shady Hamadi. Hamadi è nato in Italia ma dal ’97 gli viene impedito di entrare in Siria perché la sua famiglia ha combattuto la sanguinaria satrapia orientale degli Assad. Quando ha fatto sentire la sua voce in Italia, i suoi familiari in Siria se la sono vista brutta. Ha denunciato le violazioni dei diritti umani in Medio Oriente e difeso i cristiani siriani perseguitati.

Va bene che uno scrittore e giornalista non "tira" quanto un rigore di Supermario, ma non era sempre la stessa sinistra di prima che voleva educare gli Italiani a comportarsi come persone libere e responsabili, testimoni dei nostri valori democratici essendosi battuti in prima persona per affermarli?